Anche State Farm fa rotta sulla blockchain

Se da più parti continuano ad arrivare allarmi sulla pericolosità delle criptovalute, va però sottolineato come anche coloro che avversano gli asset digitali non abbiano eccessive remore a riconoscere la validità della tecnologia Blockchain. Un orientamento sempre più diffuso e il quale ha spinto anche di recente molte aziende finanziarie e assicurative di primaria importanza a intraprendere collaborazioni con società specializzate del settore.
L’ultima di queste, State Farm, è un vero e proprio gigante delle assicurazioni, detenendo la posizione di leader di settori come quelli collegati alla proprietà e agli infortuni, nonché delle assicurazioni auto. Con un fatturato di oltre 85 miliardi di dollari, cui contribuisce un esercito di 65mila dipendenti, State Farm dal 1999 si occupa anche di servizi finanziari, con un occhio di riguardo per il banking e la gestione di fondi. Attività che hanno portato i vertici aziendali a guardare con interesse sempre più evidente alla potenzialità della Blockchain.

La nota di State Farm

E’ stata proprio l’azienda assicurativa statunitense a rendere nota la sua volontà di utilizzare un sistema basato proprio sulla tecnologia Blockchain per la gestione di una parte dei propri affari di concerto con la Unived Services Automobile Association. La dichiarazione ufficiale emessa al proposito ha infatti ufficializzato la decisione delle due aziende di procedere in tal senso al fine di automatizzare i processi di surrogazione in ambito assicurativo. Per surrogazione si intende il processo che trae le sue mosse dall’accordo stretto tra due compagnie per quanto concerne la compensazione finanziaria da pagare alla vittima di un incidente. In pratica stiamo parlando della fase finale del processo che viene inaugurato da un sinistro, considerato dagli esperti il più complicato in assoluto da gestire per le compagnie implicate nella transazione.
Per capire la rilevanza della questione basterà in effetti ricordare come solo negli Stati Uniti tali processi movimentino ogni anno circa 10 miliardi di dollari, cui peraltro vanno ad accompagnarsi i costi di commissione e quelli derivanti dalle inefficienza dei processi innescati, che sono particolarmente alti.

Un annuncio molto importante

L’annuncio di State Farm non solo ha sollevato notevole scalpore, ma ha anche fornito una notevole arma propagandistica a coloro che si dichiarano favorevoli alle divise virtuali, in quanto va ad attestare la validità dei processi tecnologici su cui si basano gli asset virtuali.
Una propaganda corroborata già un paio di settimane fa dall’annuncio fatto in quella occasione da LVMH, la multinazionale francese che detiene il controllo di due giganti del lusso come Louis Vuitton e Christian Dior. L’azienda transalpina, infatti, ha deciso di avviare una partnership con ConsenSys, tesa allo sviluppo di una blockchain per il controllo dell’originalità di capi e accessori. Oggetto della collaborazione il sistema Aura, il quale permetterebbe di offrire un supporto a tutta l’industria del lusso con la sua tecnologia, garantendo la tracciabilità assoluta dei prodotti. Una tracciabilità la quale potrebbe rivelarsi decisiva venendo utilizzata con lo scopo di andare a verificare l’originalità dei prodotti di aziende da sempre vittime di contraffazione, con la conseguente perdita di ricavi che ne consegue.

La Blockchain continua la sua ascesa

Se, quindi, i timori del mondo finanziario tradizionale e delle istituzioni politiche e monetarie verso le divise digitali sembra destinato a permanere ancora nel medio periodo, la reputazione della tecnologia Blockchain continua ad aumentare in maniera notevole, fondandosi sulla sua evidente bontà. Sono infatti sempre di più le aziende dei più svariati settori a pronunciarsi favorevolmente per la sua adozione, reputandola un fattore in grado di agire positivamente su aspetti come la velocità delle transazioni e l’abbattimento dei costi gravanti sulle stesse. Aspetti i quali hanno spinto a pronunciarsi favorevolmente anche personalità non sospettabili di eccessiva simpatia per le criptovalute, come Mario Draghi, che nel corso di un dibattito del 2018 non aveva esitato a dichiarare tutto il suo interesse per la Blockchain, definendola molto promettente proprio per la sua capacità di velocizzare e ottimizzare moltissimi processi, ricordando al contempo la necessità di testarla con attenzione al fine di migliorarla.