Bitcoin: in Italia tanti ne parlano, ma pochi lo conoscono effettivamente

Bitcoin: in Italia tanti ne parlano, ma pochi lo conoscono effettivamente - bit coin

Di Bitcoin si parla molto, ormai da anni. Una discussione inizialmente circoscritta agli specialisti, che però con l’esplosione della sua quotazione si è diffusa sempre di più anche tra coloro che sono continuamente alla ricerca di occasioni di investimento.
Un trend, quello speculativo, che è andato affermandosi in maniera dirompente nel corso degli ultimi mesi, mettendo in secondo piano lo scopo per il quale BTC era stato varato, ovvero il rappresentare uno strumento in grado di fungere da carburante ideale per le transazioni online. Una funzione che però la moneta attribuita a Satoshi Nakamoto non è in grado di assolvere al meglio, come ricordato di recente da Samson Mow, Chief Strategy Officer (CSO) di Blockstream e fondatore dell’exchange di criptovalute BTCC. La regina delle divise virtuali, infatti, soffre di una serie di problemi tecnici tali da rallentarne in maniera eccessiva le operazioni di convalida nel corso delle transazioni.

In Italia è una esigua minoranza ad utilizzare il Bitcoin

Un recente studio condotto su scala globale da Kaspersky Lab, dal titolo “Uncharted territory: why consumers are still wary about adopting cryptocurrency”, ha rivelato come in Italia il 36% delle persone abbiano sentito parlare di Bitcoin e sappiano di cosa effettivamente si tratti. Se queste persone conoscono le nozioni di base, va però sottolineato come appena l’8% conosca il funzionamento delle criptovalute in generale e di BTC in particolare.
Sempre nel nostro Paese l’81% della popolazione adulta non ha mai effettuato operazioni utilizzando divise virtuali e non ne conosce di conseguenza il reale funzionamento. Inoltre tra coloro che sono informati sugli asset digitali, un terzo afferma di non avere alcuna intenzione di utilizzarli proprio perché ritiene che il meccanismo su cui si basano sia troppo complicato.

I problemi legati alla sicurezza

Altro problema che sembra allontanare molte persone dall’economia digitale è poi rappresentato dalla sicurezza. In questo caso a fare da deterrente non sono solo i pareri negativi provenienti dal mondo finanziario tradizionale, che peraltro vanno attenuandosi con il trascorrere del tempo, ma anche l’esperienza vissuta da chi ha già compiuto transazioni in BTC risultando però vittima di frodi informatiche, in particolare incappando in falsi wallett, ovvero portafogli elettronici creati ad arte per sottrarre denaro ai malcapitati. Un aspetto che continua a frenare non poco la diffusione delle criptovalute e che potrebbe continuare ad operare da zavorra almeno sino a quando non sarà possibile assicurare maggiori garanzie ai possibili investitori.

La stabilità

Infine non va sottovalutato il discorso legato alla stabilità di sistema del Bitcoin. Per chi lo considera una riserva di valore alternativa, il brusco saliscendi di cui è protagonista il token può rappresentare un incentivo, soprattutto ove ci si sappia destreggiare tra le difficoltà proposte dal mercato. Un’attrattiva che invece non sussiste per chi vorrebbe utilizzarlo in qualità di strumento di pagamento, come del resto dimostra proprio il dato del report di Kaspersky Lab relativo alla percentuale di persone che dichiarano di poter prendere in considerazione l’idea di utilizzarlo solo una volta che il Bitcoin avrà conseguito una certa stabilità, che arriva al 49%.