Bitcoin verso la soglia dei 18 milioni di token emessi

Mentre cresce l’attesa per l’halving, previsto da molti per la metà del prossimo anno, il Bitcoin si appresta a varcare la soglia dei 18 milioni di token emessi. Un evento forse meno discusso del dimezzamento delle ricompense spettanti ai miners, ma che riveste lo stesso una notevole importanza, proprio per gli effetti psicologici che potrebbe generare, con ovvie conseguenze sul prezzo di mercato della divisa virtuale più famosa.

Il tweet di Anthony Pompliano

A rivelare la prossimità del traguardo dei 18 milioni di token emessi è stato un tweet di Anthony Pompliano, cofondatore di Morgan Creek Digital ormai da tempo impegnato a sponsorizzare BTC, spingendosi peraltro a previsioni molto impegnative in relazione alla prossima esplosione della sua quotazione. La dichiarazione di Pompliano è peraltro supportata dal sito web BitcoinBlockHalf, per il quale sarebbero 17.997.150, sinora, i token estratti.
L’ora ics sarebbe stata in questo caso la giornata di venerdì della passata settimana e ne consegue che a questo punto rispetto al piano di sviluppo originario non ne resterebbero da minare che 3 milioni. Naturalmente in molti hanno ricondotto le parole di Pompliano al fatto che proprio questi, secondo le sue stesse dichiarazioni, avrebbe investito metà del suo patrimonio in Bitcoin e ha quindi il massimo interesse a far sì che la lente dell’opinione pubblica rimanga su di esso, sostenendone la quotazione.

Cosa potrebbe conseguirne?

Il fatto che rimangano solo tre milioni di monete virtuali da minare, rende naturalmente più agguerrita la concorrenza per riuscire ad ottenerle. Va ricordato a questo proposito come alla fine di settembre la rete di BTC abbia fatto registrare il record storico di 102 trilioni di hash al secondo.
Oltre alle ricadute sul mining, sul quale peraltro è destinato ad influire anche l’arrivo dei chip a 7 nanometri e la decisione di Bitmain di accelerare in tal senso, il restringimento del numero di monete da estrarre è naturalmente destinato a farsi sentire sulla quotazione del Bitcoin, sommandosi ad alcuni fattori di non poco conto.
Tra di essi vanno ricordati soprattutto alcuni fattori di geopolitica che stanno peraltro saldandosi tra loro a vantaggio della regina delle criptovalute, arrivando addirittura a mutarne sostanzialmente le caratteristiche. Se sino a qualche mese fa BTC era bollato alla stregua di un mero strumento di speculazione, attualmente sono sempre di più coloro che lo ritengono la possibile risposta ai processi inflattivi (soprattutto in Venezuela e Argentina). Va inoltre sottolineato come nel corso delle ultime settimane il vero e proprio fuoco di sbarramento messo in atto da ambienti della politica e della finanza nei confronti di Libra, abbia spinto alcuni osservatori a sponsorizzare l’ipotesi che proprio la creazione attribuita a Satoshi Nakamoto possa trasformarsi nel vero e proprio contraltare della criptovaluta di Facebook.  Si tratterebbe di una vera e propria legge del contrappasso, considerato come proprio BTC sia stato a lungo additato dagli stessi ambienti alla stregua di un vero e proprio nemico pubblico, in considerazione di caratteristiche che ne facevano lo strumento prediletto per l’economia criminale. Un vero e proprio mutamento di clima che sembra confermare come, in fondo, il tempo sia sempre galantuomo.