Criptovalute, il petro non salverà il Venezuela

Criptovalute, il petro non salverà il Venezuela: nuovi dubbi e nuove critiche per l’ambizioso progetto criptovalutario del Paese.

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Negli ultimi giorni abbiamo avuto modo di seguire con particolare interesse le vicende del petro, la criptovaluta del Venezuela, pronta a arricchire le casse di un Paese che è alle prese con pesanti sanzioni internazionali.

Un progetto criptovalutario abbastanza interessante, che tuttavia dalle parti a stelle e strisce non sembrano aver preso molto bene, intercettandola come una sorta di via di “salvezza” per aggirare le già rammentate sanzioni.

Tuttavia, ci sono anche altre ragioni che sembrerebbero ispirare una maggiore cautela. E un recente approfondimento condotto da Bloomberg, proprio negli Stati Uniti, lo suggerisce in maniera piuttosto esplicita. Ma perché?

In primo luogo, non si capisce su che codice è stato scritto il petro. Il governo venezuelano nel suo white paper ha dichiarato che petro è costruito sulla rete Ethereum, ma poi ha dichiarato che si basa su Nem. A non piacere è anche il suo meccanismo: se all’origine – si legge ancora nel paper – questa criptovaluta dovrebbe “promuovere il benessere, avvicinare il potere al popolo”, in realtà non si capisce perché non sia possibile acquistarlo con bolivar venezuelani. O, meglio, lo si capisce molto bene: il petro non è una valuta, cripto o altro, ma un modo per attirare la valuta estera, ora che il Venezuela è bloccato dalle sanzioni per accedere ai mercati del debito internazionale. Quindi il petro è solo un modo per nascondere il nuovo debito internazionale dietro un sottile schermo di blockchain, dicono i più critici, e ottenere bolivar in cambio di petro suonerebbe come una sorta di giro di partite interne.

In aggiunta a ciò, il governo continua a ripetere che il petro è una criptovaluta “sostenuta dal petrolio”. Ma che cosa significa? Prima di tutto, significa che gli investitori nel petro devono fidarsi del governo venezuelano e delle sue capacità di estrarre petrolio in un blocco dal quale non è ancora stato estratto a sufficiente. Poi,  ovviamente, c’è l’aspetto non trascurabile del fatto che il petro non dà alcuna sicurezza: il petro è un debito indicizzato al petrolio, ma non garantito, e da parte di un governo che sta scivolando verso il default, e che è stato escluso dai mercati del debito internazionale.