Criptovalute statali, ecco in arrivo Petro

Criptovalute statali, ecco in arrivo Petro: novità in arrivo dal Venezuela, primo Paese a lanciare la sua moneta digitale.

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Il Venezuela è uno dei Paesi al mondo a muoversi con più largo anticipo nel settore delle criptovalute e delle monete digitali. E, dopo tanti annunci, il Paese guidato dal presidente Nicolas Maduro ha scelto di rompere ogni indugio e lanciare sul mercato 100 milioni di Petro, una nuova moneta virtuale che viene garantita dal greggio (il principale core business del Venezuela) e che potrebbe costituire una sorta di apripista all’iniziativa di altri Paesi, come la Russia, che proprio in questi giorni stanno esplorando più o meno positivamente questa frontiera.

A dare l’annuncio che “nei prossimi giorni” Petro farà il suo debutto ufficiale è stato lo stesso Maduro, che ha poi fornito qualche interessante dettaglio. Maduro ha ad esempio precisato non Petro sarà del tutto virtuale, visto e considerato che sarà garantito dai 5 miliardi di barili di greggio del blocco Ayacucho nel giacimento dell’Orinoco, e avrà per questo motivo un valore simile al barile (un totale di circa 5,9 miliardi di dollari, ovvero 59 dollari per ogni Petro). Ha inoltre aggiunto che l’obiettivo politico di Petro è quello di servirsene per poter sfidare quella che ha definito “la tirannia del dollaro”, aggirando così le le sanzioni cui è sottoposto da tempo il Paese.

Insomma, quanto sopra basta per poter comprendere come Petro non sarà poi così simile a Bitcoin, ma potrebbe comunque rappresentare una utile base per l’evoluzione di nuove valute digitali, come quella che sta cercando di mettere in atto la Russia, Paese dove – d’altronde – Bitcoin va piuttosto forte anche grazie al basso costo dell’energia necessaria a produrlo (mentre altrove il mining è attiva ben anti-economica).

Non solo: mentre i governi di molte parti del mondo stanno cercano di comprendere come potersi avvantaggiare dei nuovi strumenti finanziari, sarà probabilmente ancora la parte privata a farla da padrona: Mark Zuckerberg, numero uno di Facebook, si è infatti detto “interessato ad andare in profondità e studiare gli effetti positivi e negativi di queste tecnologie”. E, soprattutto, come utilizzarle per il proprio profitto.