Giappone, individuate 6.000 transazioni sospette in criptovaluta

Giappone, individuate 6.000 transazioni sospette in criptovaluta. Crescono le operazioni potenzialmente illegali.

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L’Agenzia Nazionale di Polizia, in Giappone, afferma di aver individuato quasi 6.000 transazioni sospette di criptovaluta nel periodo da gennaio a ottobre 2018, secondo l’ultimo rapporto citato dal quotidiano locale The Japanese Times. Si tratta di un dato che riflette un aumento dell’800% rispetto ai 669 casi segnalati da aprile a dicembre 2017.

Sebbene i numeri siano sicuramente sensazionali, l’Agenzia Nazionale di Polizia ritiene che la crescita sia causata principalmente da fattori tecnici. Nell’aprile 2017, infatti, le autorità giapponesi hanno rivisto la legge sulla prevenzione del trasferimento dei proventi di reati e hanno chiesto agli operatori di exchange criptovalutari di segnalare transazioni sospette che potrebbero essere coinvolte in attività di riciclaggio di denaro o altre attività illegali. Dunque, considerato che le imprese si stanno abituando a un sistema di notifica e imparano a rilevare attività sospette, il numero di casi segnalati è naturalmente e fisiologicamente in aumento.

In un dossier separato, la Japanese National Public Safety Commission ha sottolineato che le transazioni in criptovalute possono essere utilizzate dai criminali per trasferire i proventi ottenuti da fonti illegali. La natura anonima di alcune monete e l’impossibilità di rintracciare i mittenti e i destinatari consente di trasferire denaro all’estero e di coprire le tracce.

I funzionari della commissione hanno spiegato che è difficile rintracciare i proventi di attività criminose effettuate sotto forma di beni digitali in quanto non esistono norme e requisiti normativi universali applicati alla moneta virtuale.

La polizia suggerisce di prestare attenzione alle transazioni effettuate dagli utenti che accedono al loro conto dall’estero anche se risiedono in Giappone.