In Argentina la stretta sui capitali fa impennare il trading di Bitcoin

In Argentina la stretta sui capitali fa impennare il trading di Bitcoin - Buenos Aires

Com’è noto, l’Argentina è ormai da tempo molto attenta al fenomeno delle criptovalute. A rendere sempre più elevato l’interesse dei cittadini argentini nei confronti degli asset digitali è il fatto che costituiscano uno dei migliori antidoti a livelli di inflazione mostruosi, i quali rendono complicato per la stragrande maggioranza dei lavoratori a basso salario anche l’acquisto di prodotti di base. Proprio per ovviare alla continua svalutazione del peso, sono sempre di più coloro che provvedono a convertirlo in Bitcoin che, pur essendo sottoposto a notevoli oscillazioni è comunque un elemento monetario molto più stabile.

Il controllo sui capitali

La scorsa settimana, in questo scenario, si è andato ad inserire un elemento di non poco conto, ovvero la decisione assunta dal Banco Central de la República Argentina, il quale ha imposto una ulteriore riduzione della quantità di dollari statunitensi che possono essere acquistati di mese in mese dai risparmiatori. Se prima era possibile acquistarne 10mila, ora la quantità consentita è attestata ad appena 200, con una riduzione del 98%. Per sottolineare la gravità della situazione, va ricordato come la soglia precedente fosse stata introdotta soltanto all’inizio di ottobre. A consigliare il provvedimento era stata la necessità di arginare per questa via la progressiva erosione della quotazione della moneta argentina, che nel corso degli ultimi dodici mesi si è in pratica dimezzata.
La stessa banca centrale bairense ha a sua volta garantito che il provvedimento rimarrà in vigore solo sino alla fine dell’anno. Una assicurazione che però non sembra essere stata presa molto sul serio dai cittadini argentini.

Si impenna il trading di BTC

A dimostrare l’assunto è un dato che è stato reso pubblico nelle ore passate e in base al quale i traffici della compravendita di BTC sulla piattaforma dedicata LocalBitcoins si sono notevolmente impennati, raggiungendo valori tra i più alti di sempre. Stando almeno ai dati che sono stati ricordati da Coin Dance, la scorsa settimana ammonterebbe a 14,1 milioni il numero di pesos tramutati in Bitcoin, equivalenti a circa 240mila dollari statunitensi.
Il dato in questione è ancora più notevole se si pensa che proprio LocalBitcoins nei giorni passati aveva visto crollare del 40% le negoziazioni sulla sua piattaforma, a causa della decisione relativa alla verifica obbligatoria dell’identità. Un provvedimento reso necessario dal rispetto delle norme antiriciclaggio europee, che però non sembra essere stato preso bene dai consumatori.

La fine dell’era Macrì

Il tutto si verifica mentre il Paese decreta la fine del regno di Mauricio Macrì, sconfitto nelle elezioni presidenziali dal candidato della sinistra peronista Alberto Fernandez. L’ex presidente ha pagato il tentativo di imporre le ricette ultraliberiste del Fondo Monetario Internazionale, provocando grandi proteste in tutto il Paese, soprattutto nei ceti popolari, che avevano visto comprimersi ulteriormente le proprie condizioni di vita. Naturalmente l’opinione pubblica si attende ora un drastico mutamento di rotta, sul quale del resto si era speso in campagna elettorale il nuovo presidente e che potrebbe avere ulteriori conseguenze sul trading di criptovalute in Argentina, che è sempre più popolare e visto come un possibile antidoto alla svalutazione della moneta sovrana.