In Cina sono più di 700 le compagnie che si dedicano alla blockchain

In Cina sono più di 700 le compagnie che si dedicano alla blockchain - Xi Jinping

La blockchain è ormai considerata la tecnologia del futuro. Se è ormai celebre il vaticinio espresso da Anthony Grater, secondo il quale essa è destinata a rappresentare il prossimo Internet, a rendere sempre più palpabile la sua presenza nella vita di ogni giorno sono le tante applicazioni da essa rese possibili nei più svariati ambiti.
Una realtà la quale ha spinto di recente anche il governo cinese, sinora abbastanza riluttante di fronte a tutto ciò che abbia una relazione con le divise virtuali, e quindi anche alla tecnologia che le supporta, a dichiararsi favorevole ad essa.

La dichiarazione del governo cinese

E’ stata l’agenzia Reuters a mettere in rilievo un recente articolo del quotidiano locale People’s Daily, in base al quale il governo di Pechino si sarebbe dichiarato favorevole ad uno sviluppo della blockchain, a patto che non si tratti di applicazioni per gli asset digitali.
Una dichiarazione che peraltro andrebbe interpretata anche alla luce di una recente notizia, quella secondo la quale il China Electronic Information Industry Development (CCID) avrebbe registrato la presenza di oltre 700 imprese cinesi operanti nel settore blockchain, mentre gli investimenti rilevanti ammonterebbero ad oltre 500. Il CCID è un ente governativo il quale dipende direttamente dal Ministero dell’Industria e dell’Informatica e al quale è affidato il compito di coordinare lo sviluppo delle industrie che si occupano di informazione all’interno del Paese orientale.

Lo studio del Partito Comunista Cinese

Il rapido sviluppo della blockchain in Cina è stato oggetto anche di un rapporto elaborato dal Partito Comunista Cinese, commissionato dal Comitato Centrale dell’Ufficio Politico, il quale è stato pubblicato lo scorso 24 ottobre.
Secondo i dati riportati all’interno dello studio, delle oltre 700 aziende del settore, 83 sarebbero degli istituti di ricerca, mentre 34 fornirebbero servizi bancari.
Proprio con il preciso fine di regolamentare il settore, dalla prima metà del 2019 sono stati emessi 12 atti politici di vario genere dai vari ministeri e commissioni statali, a partire dall’emissione di norme tese a contrastare l’anonimato da parte della Cyberspace Administration of China e da una serie di leggi a livello municipale che hanno interessato città come Pechino, Shanghai e Guangzhou.
Il fiorire della blockchain è testimoniato anche dal numero di brevetti registrati, che ammonta a 3.547 nel primo semestre del 2019. Un notevole passo in avanti rispetto ai 2.435 che erano invece stati registrati nel corso dei dodici mesi precedenti.

Le parole di Xi Jinping

Il favore delle istituzioni politiche cinesi può essere desunto anche dalle parole che sono state rilasciate di recente dal Presidente, Xi Jinping. Proprio lui, infatti, in un discorso pubblico ha esortato il Paese a dedicare uno sforzo sempre maggiore al fine di accelerare l’adozione delle tecnologie blockchain in modo da poter assumere la guida nei processi di innovazione e dare vita ad una sempre più pronunciata trasformazione industriale in tal senso. Una esortazione che ha avuto risultati di rilievo non solo delle ricerche relative alla blockchain su WeChat, ma anche un balzo del 10% per quanto concerne la quotazione della stragrande maggioranza delle società blockchain che operano nel mercato cinese delle A-share.