In Ucraina una centrale nucleare usata per il mining di criptovalute

In Ucraina una centrale nucleare usata per il mining di criptovalute - Chernobyl

Per chi non era al corrente della vicenda della centrale nucleare ucraina, la serie televisiva “Chernobyl” ha rappresentato una sorta di choc. In quei giorni del 1986 una serie di disfunzioni e violazioni delle regole di sicurezza misero a forte repentaglio il destino di milioni di persone non solo nell’area intorno alla centrale, ma anche in altri Paesi dell’Europa Orientale, con le nubi radioattive formatesi in seguito all’incidente in grado di raggiungere aree della Scandinavia e del Nord America, oltre ad altri Paesi tra cui il nostro, generando grandi timori.
A quanto sembra, però, quanto accaduto all’epoca non è servito da lezione, perlomeno stando alle notizie provenienti proprio dall’Ucraina, relative all’impianto nucleare di Yuzhoukrainsk.

Cosa è accaduto a Yuzhoukrainsk?

Stando a quanto riferito dal portale d’informazione UNIAN, alcuni operatori dell’impianto sarebbero stati arrestati dal Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU). Un fermo deciso a seguito dello sfruttamento dell’impianto per il mining di criptovalute. In particolare gli individui arrestati avrebbero compromesso la sicurezza dell’intera centrale operando la connessione ad Internet dei propri dispositivi per il mining, operazione vietata e a seguito della quale sono trapelate in rete le delicate informazioni classificate sul sistema di protezione fisico della struttura. Operazione che è stata appunto scoperta dagli agenti della SBU i quali hanno dato vita ad una perquisizione dell’impianto, con successiva confisca dell’equipaggiamento non autorizzato.

Non è il primo caso

Il caso ucraino è sicuramente inquietante, proprio alla luce di quanto accaduto a Chernobyl nel 1986, ma non si tratta di una vera e propria anteprima. Un caso di questo genere era infatti già avvenuto nel febbraio del 2018 in Russia, ove un team di ingegneri appartenenti al Russian Federal Nuclear Center era a sua volta stato identificato e arrestato dalle autorità locali dopo aver cercato di sfruttare la potenza di calcolo di uno dei più grandi supercomputer operanti nel Paese al fine di minare Bitcoin.
Come ricordato da Interfax all’epoca, la macchina, che motivi di sicurezza sconsigliano dal collegare al web, era stata prescelta in quanto capace di dare vita a 1 petaflop (mille trilioni di operazioni al secondo). Un protocollo di sicurezza evidentemente violato dal gruppo di ingegneri incriminati, i quali sono stati denunciati per il loro incauto comportamento.
Situato a Sarov, città un tempo segreta, tanto da non essere neanche segnata sulle mappe, il Federal Nuclear Center fornisce lavoro a ben 20mila dipendenti, ed è noto per il fatto di essere stata la location in cui fu prodotta la prima bomba atomica dell’Unione Sovietica.
L’idea di utilizzare spazi di questo genere non è peraltro nuova se si pensa che la compagnia Ice Rock Mining ha provveduto a varare dei piani tesi ad avviare operazioni di mining in una grotta di Almaty, in Kazakistan, ove sono presenti i resti di un vecchio bunker d’epoca sovietica. A spingerla in tal senso le condizioni ideali fornite dalla bassa temperatura naturale e dalla vicinanza ad una centrale idroelettrica, tali da farne il sito perfetto per posizionarvi i computer necessari alle operazioni di calcolo che sono il naturale portato del mining.