Le gravi accuse di Craig Wright contro Binance, Bitfinex e Tether

Come è noto, le criptovalute sono state accusate anche nel recente passato di costituire un vero e proprio cavallo di Troia per l’economia criminale, che le userebbe non solo per finanziare operazioni illegali, ma anche per riciclare capitali sporchi. Una accusa mossa da ambienti finanziari tradizionali, probabilmente sull’onda della preoccupazione per la concorrenza che gli asset digitali potrebbero muovere a quelli tradizionali, che però ora trova sponda proprio in quel mondo dei fautori delle cryptocurrency, che pure dovrebbe preoccuparsi di controbattere ad un marchio così infamante.

Craig Wright a testa bassa

A rendersi protagonista di accuse estremamente gravi è stato infatti Craig Wright, ovvero colui che ormai da tempo sta cercando di attribuirsi l’identità di Satoshi Nakamoto, ovvero l’inventore del Bitrcoin, tanto da essere stato ribattezzato per la sua battaglia “faketoshi”.
Nel corso di una conferenza che si è svolta a Toronto al fine di promuovere il suo Bitcoin SV (BSV), Wright ha accusato Bitcoin di essere ormai usato soltanto per operazioni illegali. In particolare, tra queste operazioni, ha citato quelle che andrebbero a finanziare non solo la prostituzione, ma anche la riduzione in schiavitù delle donne in molte parti del globo. Le dichiarazioni in questione sono durissime e chiamano in causa Binance, Bitfinex e Tether le quali fungerebbero da carburante per una lunga serie di transazioni che hanno il solo ed esclusivo scopo di pompare denaro da utilizzare per operazioni al minimo opache. Secondo Wright addirittura il 30% dei fondi di Binance servirebbero in questo preciso momento a finanziare la prostituzione femminile, mentre una analoga percentuale di quelli di Binance e Tether promuoverebbero la schiavitù femminile”.

Accuse gravissime, ma per ora rimaste senza eco

Come si può facilmente comprendere, le accuse mosse da Wright sono effettivamente di larga portata, andando a configurare reati di una gravità estrema. Accuse le quali sono state mosse peraltro senza il supporto di alcuna prova e che sono per ora state ignorate dai diretti interessati, tanto che il management di Binance le ha prontamente bollate alla stregua di semplici sciocchezze proclamando la sua voglia di concentrarsi su cose più serie.
Secondo alcuni osservatori, le parole in questione sarebbero comunque da interpretare alla stregua di una risposta al delisting operato da Binance nei confronti di BSV, che ha dato il via a mosse analoghe da parte di altri exchange, tra i quali però non compare Bitfinex. Delisting che comunque non ha impedito alla divisa virtuale di crescere in maniera notevole nel corso delle ultime settimane.

Wright non è nuovo a colpi di scena

Va anche sottolineato come Craig Wright non sia certo nuovo a colpi di scena di questo genere, se solo si pensa che nel suo tentativo di accreditarsi come il reale Satoshi Nakamoto, all’inizio dell’anno abbia inviato all’ente federale americano CFTC (Commodity and Future Trade Commission) un documento in cui afferma che il Bitcoin sarebbe stato creato all’interno di un programma nazionale australiano portato avanti da AusIndustry, ente federale di Canberra, in concorso con il Dipartimento dell’innovazione con il nome di BlackNet, al quale lui stesso avrebbe partecipato assumendo l’identità di Satoshi Nakamoto. AusIndustry, nel periodo indicato, il 1997, costituiva una filiale del Dipartimento australiano per l’industria che, ormai da tre anni, si occupava  a sua volta dello sviluppo dell’innovazione tecnologica e delle possibili ricadute nello sviluppo del business in Australia.

Una pessima pubblicità per gli asset digitali

Se le accuse di Wright sembrano per ora essere state sottovalutate, gli osservatori più accorti si sono subito resi conto che potrebbero andare ben presto a rinfocolare le polemiche contro le divise virtuali, fornendo argomenti ai loro detrattori. Già nel passato si erano levate del resto voci critiche contro il Bitcoin, supportate peraltro da dichiarazioni come quelle di  Natalya Kaspersky, co-fondatrice ed ex CEO di Kaspersky Lab e a capo del gruppo InfoWatch, che nel corso di una presentazione alla ITMO University di San Pietroburgo, in Russia, aveva affermato come esso non fosse altro che un progetto portato avanti dalla CIA per finanziare le sue operazioni all’estero senza dover passare per il Congresso. Le parole pronunciate da Wright sono però molto più gravi e potenzialmente devastanti per la reputazione dell’intero settore.