L’Argentina si avvia sulle orme del Venezuela?

Dopo il Venezuela, che ha adottato il Petro come criptovaluta nazionale con il chiaro intento di bypassare le difficoltà economiche indotte dall’embargo statunitense, ora un altro Stato sudamericano potrebbe decidere di optare per gli asset digitali. Si tratta dell’Argentina, ove il vero e proprio collasso economico causato dagli elevatissimi livelli di inflazione, che viaggiano ormai da lungo tempo intorno al 50% sta comportando difficoltà sempre più evidenti per la parte di popolazione che non naviga nell’oro. Un livello che non è stato scalfito neanche dai recenti provvedimenti presi dalla banca centrale, la quale ha ritoccato i tassi di interesse portandoli al 67%.
L’indebolimento del peso che ne è conseguito, non ha però scalfito i livelli inflattivi, spingendo sempre più gli argentini alla “dollarizzazione” dei portafogli. Un circolo vizioso sempre più simile a quello che ha spinto il governo di Caracas a varare il Petro.

Ora anche Macrì sembra pensare ad una divisa digitale

Quella vissuta attualmente è una situazione che l’Argentina aveva già saggiato con il default del 2002 e che ha spinto di conseguenza  il Presidente argentino Mauricio Macri a mostrare un crescente interesse verso le criptovalute e la tecnologia blockchain. Passi ufficiali sono del resto già stati fatti nel mese di marzo, quando il Governo ha annunciato una partnership con Binance Labs, società collegata al famoso exchange di criptovalute.
Una mossa cui hanno fatto seguito altri passi verso una digitalizzazione sempre più spinta dell’economia. Se sono già 37 le città argentine che hanno deciso di accettare Bitcoin come metodo di pagamento per i servizi di trasporto pubblico, ovvero per quella tessera SUBE utilizzata da sette milioni di persone, va anche sottolineato come secondo CoinMap siano oltre 260 gli esercenti del Paese, di cui quasi 200 nella sola Buenos Aires, che non hanno problemi ad accettare pagamenti in Bitcoin. Inoltre Coin ATM Radar segnala la presenza di 8 sportelli in grado di trattare Bitcoin, facendo dell’Argentina il secondo Paese del continente latinoamericano capace di farlo, dopo la Colombia che ne vanta 40.
Un processo, quello che sta diffondendo sempre più il BTC, del resto non recentissimo, se si pensa come già nel 2014 fossero migliaia i negozi dislocati nel Paese che ne permettevano l’acquisto di piccole quantità.

Il 2018 è stato l’anno chiave

In questa narrazione della progressiva spinta dell’economia argentina verso gli asset digitali, un ruolo chiave spetta al 2018, anno in cui start up, aziende dei più vari settori e organismi digitali hanno virato con sempre maggiore decisione verso Bitcoin, a partire da Banco Masventas (BMV), il quale non solo consentì alla clientela di usare la moneta virtuale attribuita a Satoshi Nakamoto per i pagamenti internazionali, ma decise anche di dichiarare lo spostamento dalla rete SWIFT comunemente usata dalle banche internazionali.
Un evento cui ha fatto seguito la rivelazione dei piani di Odissey Group tesi a installare fino a 1.600 bancomat Bitcoin entro il 2019, anche se l’annuncio per ora è rimasto a livello di intenzione.
Ma è stato proprio il Binance Labs ad attivarsi con sempre maggiore forza in tal senso, ritenendo come l’Argentina presenti le condizioni ideali per diventare un Paese sempre più orientato verso l’economia digitale. Dopo aver tenuto nel corso del 2018 riunioni a Cordoba e Buenos Aires, con il suo numero uno, Ella Zhang e il direttore Ling Zhang, l’ente ha infatti provveduto a selezionare la capitale in qualità di hub regionale per il Programma di incubazione di Binance Labs per l’America Latina, il quale ha inaugurato la sua seconda stagione nel marzo di quest’anno. Trovando peraltro terreno fertile nel governo argentino, considerato come il Programma di Accelerazione del Ministero della Produzione e del Lavoro abbia offerto sino a 50mila dollari di sovvenzione su ogni progetto in cui investa Binance Labs. Nell’arco di un quadriennio, il governo argentino abbinerà gli investimenti provenienti da Binance Labs e LatamEx, tramite Founders Labs, per un massimo di 10 progetti all’anno incentrati sulla tecnologia blockchain.

Quali saranno le prossime mosse?

La situazione economica dell’Argentina sembra somigliare sempre di più a quella che ha obbligato Maduro a varare il Petro, anche se i livelli di inflazione dei due Paesi non sono per ora paragonabili. Proprio il fatto che in concomitanza con tassi inflattivi che continuano a crescere divorando il potere d’acquisto del peso l’utilizzo del Bitcoin (vedi guida al bitcoin) abbia continuato a lievitare non può che essere visto alla stregua di un segnale di sfiducia sulle capacità risolutive della banca centrale e del governo. Se è ancora azzardato puntare sul prossimo varo di una criptovaluta argentina gestita a livello statale, un ulteriore indebolimento della divisa tradizionale potrebbe aprire le porte ad una ipotesi di questo genere, proprio in considerazione del fatto che essa cadrebbe in un quadro estremamente favorevole per gli asset digitali.