Secondo Mark Mobius Bitcoin è destinato a durare nel tempo

La continua altalena cui è sottoposto il Bitcoin anche negli ultimi giorni, non meno delle altre criptovalute, spinge naturalmente molti analisti e investitori a porsi domande sulle prospettive future del settore. Tra le tante voci che si sono elevate nel corso degli ultimi mesi, una delle più accreditate è quella di Mark Mobius, considerato una vera e propria leggenda dagli addetti ai lavori.

Chi è Mark Mobius

Nato a New York nel 1936, Mark Mobius è stato per oltre tre decenni uno dei gestori più noti dell’intero panorama mondiale, ritirandosi nel 2018. Dopo aver conseguito un Ph.D al MIT di Boston, nel 1964, ha iniziato a farsi notare lavorando per  Vickers-da-Costa e International Investment Trust Company, a Taiwan, per poi entrare a far parte nel 1987 di Templeton, oggi Franklin Templeton, diventando da quel momento una delle figure più importanti dei cosiddetti fondi emergenti. Un ruolo assunto proprio in qualità di artefice del lancio del primo fondo emergente della storia e consolidato da decenni di successi, tali da farne una vera e propria leggenda. Proprio per questo le dichiarazioni da lui rilasciate su BTC, e più in generale sul settore delle cryptocurrency, sono state considerate un importante viatico per la regina delle divise digitali nonostante alcuni distinguo di non poco conto.

L’intervista rilasciata a Bloomberg

Le dichiarazioni attribuite a Mobius, sono state rilasciate nel corso di un’intervista concessa a Bloomberg, e sono state considerate con estrema attenzione dalla comunità finanziaria proprio per il fatto che segnalano una importante evoluzione nel suo pensiero. Occorre infatti ricordare che Mobius aveva inizialmente accolto con una certa cautela, se non aperta diffidenza, l’esplosione del fenomeno Bitcoin e che la sua conversione è dovuta proprio alla constatazione che gli asset digitali rispondono ad una esigenza dell’economia reale, quella di trasferire rapidamente e in assoluta sicurezza il denaro.

Peraltro Mobius ha anche voluto precisare che occorre scindere la questione relativa all’intrinseca validità delle criptovalute da quella relativa all’opportunità di investirvi, proprio in considerazione della evidente volatilità dimostrata nel corso degli anni. Inoltre ha voluto mettere in guardia gli investitori ricordando come il settore sia ancora funestato da frodi o comportamenti comunque poco cristallini, citando come pratico esempio quanto accaduto con Mt. Gox, l’exchange fallito nel 2014.

Un approccio quindi ancora più apprezzabile, in quanto caratterizzato non da una adesione acritica ed entusiastica, ma da una visione pragmatica, tesa a cogliere le opportunità aperte da uno strumento in grado di agevolare le transazioni, ovvero la tecnologia Blockchain che supporta il sistema.   

Precedenti illustri

Il mutamento evidenziato da Mobius in relazione alle cryptocurrency può essere considerato, almeno per ora, l’ultimo in ordine di tempo, oltre che uno dei più importanti in assoluto, proprio in considerazione della reputazione che lo circonda.
Prima di lui, ad esempio, era stato George Soros a dare vita ad una vera e propria conversione che aveva stupito non poco gli addetti ai lavori. Il finanziere di origini ungheresi, infatti, dopo aver definito nel corso del tradizionale Forum di Davos del 2018 il Bitcoin alla stregua di una speculazione allo stato puro, nell’arco di pochi mesi aveva cambiato parere autorizzando il suo family office ad avviare il trading di divise digitali. Una decisione salutata da grande clamore, se si considera che proprio a Davos aveva aggiunto di ritenere BTC non solo una “tipica bolla basata su una incomprensione”, ma anche una sorta di lavanderia per riciclare denaro sporco.

Un parere del resto condiviso da Davide Serra, il finanziere noto per la creazione di Algebris e la vicinanza a Matteo Renzi, che in un tweet risalente alla fine del 2018 aveva definito il Bitcoin “…uno strumento per ripulire il denaro per criminali ed evasori fiscali che è stato trasformato nel più grande schema Ponzi di tutti i tempi…”.
Serra però, non ha mai mostrato ravvedimenti, come del resto Warren Buffett, l’oracolo di Omaha, che anche nel corso dell’ultimo incontro con gli investitori di Berkshire Hathaway ha definito la moneta attribuita a Satoshi Nakamoto una conchiglia, intendendo metterne in rilievo la sostanziale inutilità e la mancanza di valore intrinseco. Un giudizio abbastanza impietoso, ma mai duro come quello rilasciato a maggio del 2018, quando invece l’aveva definito veleno per topi.