Sony annuncia creazione wallet hardware

Sony annuncia creazione wallet hardware. Importante passo in avanti per la compagnia giapponese nel settore criptovalutario.

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Il gigante tecnico giapponese Sony, che ha richiesto diversi brevetti relativi alla blockchain, ha annunciato un passo più concreto nel mondo della crittografia. La divisione scientifica della società ha infatti dichiarato qualche giorno fa di aver creato un portafoglio hardware digitale, un prodotto di archiviazione che utilizza il sistema di identificazione a radiofrequenza (RFID) basato su scheda a circuito integrato (IC) dell’azienda. Il conglomerato giapponese ha sostenuto che il suo wallet è più sicuro dell’archiviazione online (a caldo), poiché il prodotto include l’autenticazione reciproca e la comunicazione criptata.

“Nei wallet online come i siti web o i servizi di exchange di criptovalute, la chiave privata è gestita dall’operatore del portafoglio online, non dall’utente, il che significa che gli utenti sono in grado di accedere al portafoglio stesso, ma non gestiscono la propria chiave privata personale”, ha spiegato l’azienda nella sua dichiarazione.

Ad ogni modo, il wallet di Sony si rivolge non solo al crypto trading, in quanto gestisce le chiavi private nelle transazioni, ma anche al mercato della tecnologia DLT (distributed ledger technology), perché il prodotto fornisce anche funzioni di controllo sulle chiavi che fanno parte dei sistemi a catena di blocco.

Finora, Sony ha utilizzato la tecnologia IC card nelle sue schede FeliCa, dove un chip e un’antenna sono integrati in ogni prodotto e quindi, secondo la panoramica FeliCa, consentendo transazioni in circa 0,1 secondi.

Il lancio del wallet di Sony avviene evidentemente in un’atmosfera di crescente controllo normativo sul mercato della criptovaluta a livello globale, ma soprattutto in Asia, dopo diverse e importanti violazioni della sicurezza. La Japanese Financial Services Agency (FSA) ha inasprito le sue regole sulle transazioni in valuta digitale introducendo un nuovo quadro normativo, suggerito dall’attacco hacker su Coincheck da 530 milioni di dollari nel mese di gennaio.