Google, Twitter e Facebook affrontano una causa da 600 milioni di dollari per i divieti verso il settore cripto

Google, Twitter e Facebook affrontano una causa da 600 milioni di dollari per i divieti verso il settore cripto - BITCOIN REUTERSI giganti della tecnologia Google, Twitter e Facebook potrebbero presto affrontare l’ira degli investitori in criptovalute in una causa collettiva relativa al divieto di pubblicità sulle criptovalute nel 2018.

Una class action degli investitori cripto australiani

Secondo un rapporto del Daily Mail Australia, i proprietari di criptovalute australiani, rappresentati dallo studio legale JPB Liberty di Sydney, affermano di essere stati danneggiati dal blocco sulle loro pubblicità e stanno chiedendo danni per un importo di 872 milioni dollari australiani (600 milioni $ US).

Tale importo potrebbe salire a 300 miliardi $ in totale, nel momento in cui altri investitori si uniranno alla class action, secondo il rapporto. Il divieto sulla pubblicità mirava a minimizzare i danni ai potenziali investitori nelle truffe basate sulle initial coin offering (ICO), ma si estendeva a tutto ciò che riguarda l’industria blockchain e, presumibilmente, ha inciso anche sulle attività legittime del settore cripto.

Lo studio sta inoltre raccogliendo fondi per la causa legale da venture capitalist, finanziatori di contenziosi e investitori e offrendo ai richiedenti il ​​70% della commissione di transazione e un taglio del 30% ai finanziatori.

I termini della causa

Ai sensi dell’articolo 45 del Competition and Consumer Act, l’Australia vieta qualsiasi “accordo, intesa o pratica concordata che abbia lo scopo, l’effetto o il probabile effetto di ridurre sostanzialmente la concorrenza in un mercato, anche se tale condotta non è associabile alle definizioni di altri comportamenti anti-competitivi come i cartelli”.

Lo studio legale ha spiegato che “Verrà avviata una class action presso il tribunale federale australiano contro le consociate australiane e le società madri dei giganti dei social media per violazioni del diritto australiano della concorrenza e dei consumatori”, chiarendo che “La class action chiederà danni per le perdite a livello globale dei membri del settore cripto e degli investitori.

Secondo gli intervistati, il divieto di pubblicità cripto ha fatto precipitare i ricavi dei mercati del settore in questione di centinaia di miliardi di dollari. Anche i volumi di scambio delle criptovalute sono diminuiti del 60-90%.”

Il comportamento dei tre giganti della tecnologia

Facebook, Twitter e Google hanno preso provvedimenti per tutto il 2018, includendo i divieti persino nei loro termini di servizio.  A maggio 2019, Facebook ha ridimensionato il suo divieto sulle attività cripto consentendo agli annunci che riguardano blockchain, notizie di settore, contenuti educativi o eventi relativi alle criptovalute di non richiedere più l’approvazione scritta.

Google ha anticipato Facebook modificando parte della sua policy sulle criptovalute nell’ottobre 2018 e consentendo agli exchange regolamentati di acquistare pubblicità dal colosso tecnologico negli Stati Uniti e in Giappone.

Twitter non ha ancora revocato il divieto relativo alla pubblicità di ICO, vendite di token, exchange e servizi di portafoglio. Secondo eMarketer.com, Google e Facebook raggiungono insieme il 60,9 % della spesa pubblicitaria online totale negli Stati Uniti, e questo numero aumenta se combinato con le piattaforme affiliate come YouTube e Instagram.

Oltre ad essere una piattaforma social, Facebook è una società quotata in borsa con il titolo FB. Attualmente, le azioni Facebook hanno un prezzo di 230,71 $ e riportano una performance a 6 mesi di +0,16%.