Parlando a Street Signs Asia della CNBC, il miliardario ha detto espressamente che il Bitcoin non è una valuta. Secondo lui, solo i governi sovrani possono creare una valuta. Inoltre, la sua volatilità lo esclude già come metodo di pagamento.
“In tutto il mondo, il potere di emettere valute dovrebbe essere solo dello stato”, ha detto. “Un asset che oscilla del 5% o del 10% al giorno non può essere una valuta. Se il dollaro sale dell’1%, è una notizia che fa eco in tutto il mondo. Se un asset fluttua del 15% al giorno, penso che sia una speculazione di prim’ordine”.
Rakesh gestisce un vasto portafoglio sotto la sua società di gestione patrimoniale Rare Enterprises, con un patrimonio netto di 3,2 miliardi di dollari, ed è il 38° uomo più ricco dell’India.
Il miliardario è irremovibile sul fatto che non acquisterà mai Bitcoin. Quando gli è stato chiesto se non soffrisse di FOMO poiché i suoi colleghi guadagnano milioni con il Bitcoin, ha insistito sul fatto che solo perché un asset sta aumentando non significa che devi salire a bordo.
“Non lo comprerei nemmeno per 5$. Non lo comprerò anche se aumenterà. Non voglio unirmi a tutte le feste della città. Penso che i postumi di una sbornia siano molto peggiori. Dovresti andare alle feste che ti piacciono”.
Oltre a rendere chiara la sua posizione anti-Bitcoin, è andato oltre sostenendo il divieto proposto dal governo. Crede che il governo indiano debba intervenire e impedire agli investitori di perdere i loro soldi con il Bitcoin.
“Penso che le autorità di regolamentazione dovrebbero intervenire e vietare il bitcoin. E dovrebbero concentrarsi sulla rupia digitale e il potere di emettere valuta dovrebbe essere solo dello stato. E alla fine sarà così. Il più grande diritto sovrano è emettere valuta”.
Il ban del Bitcoin in India è ancora un argomento delicato, con report che affermano che il governo ha già avviato il processo per implementarlo. Recentemente ha anche proposto un progetto di legge che mira a vietare il Bitcoin e gettare le basi per una rupia digitale.
Questa non è la prima volta che l’India reprime il settore delle criptovalute. Ci sono state segnalazioni di un divieto dell’uso del Bitcoin nel paese asiatico già nel 2017.
La Reserve Bank of India ha poi continuato a vietare alle banche di elaborare transazioni relative al Bitcoin. La Corte Suprema ha successivamente ribaltato questa legge e da allora l’industria è fiorita.
Alcuni dei principali exchange indiani, tra cui CoinDCX e WazirX, hanno registrato nuovi record nelle registrazioni degli utenti e nel volume degli scambi. Nonostante il presunto divieto del bitcoin sembra imminente, l’industria locale resta fiduciosa sul fatto che l’India non metterà al bando il Bitcoin. Gli investitori incrociano le dita, almeno.
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