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La Banca centrale del Venezuela guarda con interesse a Bitcoin e Ether

L’embargo degli Stati Uniti continua a causa notevoli difficoltà all’economia del Paese sudamericano. Uno strangolamento progressivo cui le autorità hanno pensato di porre rimedio con il Petro, la criptovaluta nazionale garantita dalle riserve di petrolio e minerali preziosi del Venezuela. Una mossa la quale però, almeno sinora, non ha dato i risultati sperati, costringendo Maduro a prendere in considerazione strade alternative per poter porre rimedio ad una situazione sempre più deteriorata. La strada che sarebbe stata individuata risiederebbe sempre nel campo delle monete digitali, in particolare Bitcoin ed Ether.

Detenere BTC ed Ether per incrementare le riserve nazionali

La strada individuata dal governo venezuelano è stata rivelata da un articolo di Bloomberg, secondo cui le autorità locali avrebbero intenzione di aggiungere BTC ed Ether alle riserve di Petro disponibili. Un’ipotesi presa in considerazione e sponsorizzata dalla banca centrale, su precisa richiesta di Petroleos de Venezuela SA, la compagnia petrolifera statale. Una richiesta derivante dalle sopravvenute difficoltà nei pagamenti da parte di alcuni clienti internazionali, proprio a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
Bloomberg ha ripreso a sua volta fonti anonime, secondo le quali la Petroleos de Venezuela starebbe provando a trasferire Bitcoin ed Ether verso la banca centrale del Paese, alla quale spetterebbe il compito di occuparsi della gestione dei pagamenti da parte dei clienti internazionali interessati al petrolio nazionale.

Conteggiare le criptovalute nelle riserve internazionali

Sempre secondo i rumors degli ultimi giorni, la banca centrale starebbe lavorando anche ad un progetto di legge teso a risolvere un altro problema, quello relativo alle riserve internazionali del paese che, di recente hanno toccato il minimo trentennale, attestandosi a quota 7,9 miliardi di dollari. Per ovviare ad una situazione abbastanza critica si sta quindi pensando di conteggiare al loro interno anche le criptovalute detenute dall’istituto bancario.
Inoltre il Banco de Venezuela già da tempo ha offerto ai clienti la possibilità di effettuare operazioni bancarie sia in divise fiat che in monete digitali, a conferma di un atteggiamento sempre più aperto neio confronti di soluzioni miste che potrebbero recare un certo sollievo alla precaria condizione finanziaria del Paese.

Un’economia sempre più basata sugli asset digitali

A quanto detto sinora, va poi aggiunta una ulteriore notizia, quella relativa all’avvenuta installazione del primo distributore automatico di monete virtuali. La macchina, dopo alcuni tentativi falliti, è stata installata a Tachira da Panda, una compagnia sudamericana e permette la gestione non solo di criptovalute come Bitcoin, Bitcoin Cash (BCH) e DASH, ma anche di valute fiat, a partire dai bolivar venezuelani e dai pesos colombiani.
Una circostanza che conferma ancora una volta la volontà delle autorità locali di fare leva sugli asset digitali per cercare di ovviare alle conseguenze del blocco imposto dagli Stati Uniti, che sta provocando non pochi problemi al Venezuela. A tal proposito va riferito come sempre secondo i rumors che circolano con insistenza, una delle migliori università del paese starebbe lavorando su una soluzione basata su RFID, grazie alla quale sarà possibile il pagamento crittografico per mezzo di smart card.

Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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Tags: Venezuela

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