Sembra finalmente arrivato il momento del Bitcoin napoletano, dopo i ripetuti avvisi ad opera di Luigi De Magistris, il sindaco partenopeo, nei mesi passati. Proprio il primo cittadino della città campana ha voluto porre l’accento sul fatto che la nuova divisa virtuale vede nella creazione attribuita a Satoshi Nakamoto un modello da adottare per i servizi comunali.
La data fissata per l’esordio della divisa virtuale napoletana è agosto ( è comunque un progetto napoletano iniziato circa 6 mesi fa e portato a compimento), anche se naturalmente ci vorrà del tempo prima che essa entri a pieno regime . Già da ora, però, il progetto è destinato a scatenare notevole curiosità, trattandosi del primo in assoluto che vede protagonista una grande città del nostro Paese.

Il progetto Napoli Blockchain

Il varo della divisa virtuale da utilizzare nei servizi comunali rientra in quello che è stato definito progetto Napoli Blockchain, il cui scopo è quello di riuscire a garantire un aiuto all’economia locale da attuare mediante una sempre più larga copertura dei settori più sensibili, in particolare premiando i comportamenti virtuosi.

Proprio per questo tra i possibili utilizzi del Bitcoin partenopeo De Magistris ha indicato in primis quello all’interno delle isole ecologiche, ove i cittadini verrebbero ripagati mediante token da poter spendere in un momento successivo presso gli esercizi commerciali che abbiano nel frattempo stretto una convenzione con il comune. Altri possibili utilizzi cui si sta ragionando sono poi quelli in qualità di cedole librarie, oppure di moneta di scambio per le mense scolastiche.

Un progetto già avviato

Va comunque ribadito che se il nuovo token sarà il fulcro del progetto Napoli Blockchain, la sperimentazione delle criptovalute nel territorio del capoluogo campano era già scattata nella seconda metà del 2018. Ad aderire alla prima fase di test erano stati 13 esercizi commerciali, il cui numero era poi lievitato rapidamente coinvolgendo altre decine di realtà cittadine evidentemente curiose di intraprendere una strada in grado di allargare il proprio giro di affari.
All’epoca le opposizioni consiliari avevano reagito con sarcasmo, simboleggiato in particolare dalle parole con cui il presidente del gruppo di Forza Italia all’interno del Consiglio regionale della Campania, Armando Cesaro, aveva invitato De Magistris a posare il fiasco. Un’ironia greve e al minimo inopportuna, che ora potrebbe però ritorcersi contro gli scettici, considerando come proprio molti esercenti avessero invece subito mostrato di gradire una sperimentazione di questo genere, a partire dall’Associazione Pizza Napoletana. Gli stessi che ora potrebbero avvantaggiarsi di quella decisione, attirando i clienti più dinamici e pronti a partecipare ad un modo alternativo di consumare e utilizzare servizi.

I motivi alla base del piano

L’arrivo del token può essere considerato uno dei risultati più eclatanti del gruppo di lavoro istituito su base volontaria da Palazzo San Giacomo, cui avevano ben presto aderito oltre 300 personalità del settore, da ogni parte del globo.
Lo stesso De Magistris, presentandolo, aveva inteso mettere l’accento sul fatto che la decisione di adottare una divisa digitale sul modello del Bitcoin non era da intendere alla stregua di una trovata estemporanea, bensì come la possibile risposta alle nuove sfide imposte dalla grande crescita dal punto di vista turistico di Napoli. Una crescita tale da imporre soluzioni in grado di implementare i servizi ai turisti e, di conseguenza, forme innovative per i pagamenti, rispondenti a quello che sta accadendo a livello globale, con un occhio di riguardo ad una esperienza già attuata in Italia, quella di Rovereto.

L’esempio di Rovereto

Proprio il centro trentino, infatti, nel corso degli anni passati era balzato alle cronache per la decisione da parte di molti esercenti di accettare i Bitcoin come metodo di pagamento.

Un evento che aveva spinto i media ad indicare Rovereto come la capitale italiana delle criptovalute, una nomea che però è andata sgonfiandosi con il passare del tempo, tanto che attualmente sono rimasti in pochi a permettere ai propri clienti di pagare in Bitcoin.

Naturalmente la speranza di De Magistris è che Napoli, proprio in forza dei numeri che può collezionare e di una economia che necessita di servizi adeguati, anche dal punto di vista dei pagamenti, possa avere un riscontro diverso da quello di Rovereto. Tanto da poter anche rappresentare un possibile sbocco per le tante startup tricolori legate alla tecnologia Blockchain che si stanno guardando intorno al fine di individuare ecosistemi in grado di favorirne la crescita e il consolidamento.

Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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