Secondo Bannon le criptovalute saranno uno strumento della rivolta populista

Steve Bannon è uno dei personaggi più controversi della scena politica globale. Dopo aver guidato la campagna che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca, è considerato l’ispiratore della destra sovranista e populista europea che sta cercando di opporsi all’unificazione politica dell’eurozona.
Nella sua visione della politica, nelle ultime ore hanno nuovamente preso posto anche le criptovalute, che sono state indicate da Bannon come il possibile strumento in grado di fornire carburante alla rivolta dei popoli contro una politica ad uso e consumo delle banche centrali.

Chi è Steve Bannon

Nato nel 1953 a Norfolk, in Virginia, in una tipica famiglia della working class di origini irlandesi, Steve Bannon si è laureato presso Virginia Tech in Pianificazione Urbanistica, per poi arruolarsi in Marina, alla fine degli anni ’70. Secondo alcune testimonianze, proprio questa esperienza lo avrebbe spinto su posizioni conservatrici, dandogli inoltre la possibilità di conoscere personalità di rilievo.
Dopo aver conseguito un master in Studi sulla Sicurezza nazionale presso la Georgetown University, nel 1985 ne ha quindi ottenuto un secondo in Business Administration ad Harvard. Due anni dopo ha fatto il suo ingresso in Goldman Sachs, maturando proprio in quel periodo di tempo l’avversione contro l’establishment che diventerà uno dei cavalli di battaglia della campagna presidenziale di Trump. Dopo la rottura con il Presidente degli Stati Uniti si è infine spostato in Europa, ove ha fondato in collaborazione col politico belga Mischael Modrikamen “The Movement“, un movimento nato come aggregatore tutte le forze sovraniste ed anti europeiste del vecchio continente.

Cosa ha detto Bannon

Nel corso di una articolata intervista rilasciata al programma della CNBC “Squawk Box”, Bannon, ha espresso tutta la sua ammirazione per Bitcoin, indicandolo come parte di una prossima rivolta populista globale, affermando inoltre il suo convincimento per il grande ruolo che potranno avere nel futuro prossimo le criptovalute. In particolare, secondo lui saranno i Paesi in via di sviluppo a fare perno su di esse al fine di poter infine sfuggire alla dipendenza dal dollaro USA come valuta di riserva. Un vaticinio che sembra essersi già realizzato con il Petro Venezuelano, cui potrebbero fare seguito presto le monete virtuali di Cina, India, Iran e Russia.

L’entrata di Bannon nel settore delle criptovalute

Le parole di Bannon costituiscono un riconoscimento molto importante per le monete virtuali, affidando loro un dirompente ruolo politico, che dovrebbe peraltro preoccupare non poco le autorità politiche degli Stati Uniti.
Proprio il rilancio di concetti che erano già stati espressi all’inizio dell’anno, ha però spinto alcuni osservatori a sostenere con una certa maliziosità l’interesse di fondo che potrebbe muovere il fondatore di The Movement. Nel passato mese di giugno, infatti, Bannon ha tenuto una serie di incontri privati non solo con investitori crypto, ma anche con gestori di hedge fund, nel corso dei quali ha affrontato il tema relativo alla possibilità di emettere un’initial coin offering (ICO) mediante la sua società di investimenti, Bannon & Company. Interesse che spiegherebbe in larga parte il particolare accento da lui messo sul futuro ruolo degli asset digitali.