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Sembra in fase di miglioramento il livello delle ICO

Quello delle ICO (Initial Coin Offering) è un settore estremamente controverso. Nel corso del 2018 ha destato una notevole sensazione, anche se non presso gli addetti ai lavori più accorti, una ricerca condotta dal Wall Street Journal, secondo la quale ben 271 ICO sulle 1450 prese sotto attenta osservazione fossero risultate estremamente sospette. Progetti sui quali erano stati investiti capitali per oltre un miliardo di dollari e che con il passare del tempo si erano rivelati alla stregua di fallimenti, se non di vere e proprie truffe architettate proprio allo scopo di approfittare del boom degli asset digitali.
Stando però ad una ricerca più recente, effettuata da ICObench, una piattaforma la quale si occupa proprio di analizzare i vari token emessi, la qualità del settore sarebbe in notevole rialzo.

La ricerca di ICObench

La ricerca pubblicata dall’azienda, va comunque presa con una certa cautela proprio alla luce di quanto accaduto anche nel recente passato. Va comunque accolto con una certa soddisfazione l’incremento del tasso di successo delle ICO, il quale si è peraltro accompagnato ad un notevole miglioramento della qualità generale dei progetti presentati.

Una crescita testimoniata dal fatto che ammonterebbe all’85% l’entità dei fondi raccolti nel mese di maggio andato a progetti con una valutazione molto alta, contro il 68% fatto registrare in quello di aprile.

Al tempo stesso va però ricordato come la parte preponderante di questi fondi siano da ascrivere ad un unico progetto, ovvero la Initial Exchange Offering (IEO) da un miliardo di dollari proposta ai mercati dal popolare exchange di criptovalute Bitfinex. Va infatti ricordato come le IEO rappresentino un modello alternativo alle classiche ICO, in quanto prevedono che sia un exchange centralizzato ad occuparsi non solo della gestione delle vendite, ma anche della supervisione dei potenziali investitori.

Da un punto di vista strettamente geografico, il report di ICObench ha individuato nelle Isole Vergini Britanniche le leader nella raccolta di fondi, davanti alle Cayman, mentre al Regno Unito spetta il primato in termini numerici, con 9 progetti presentati, i quali gli hanno però consegnato solo la settima posizione in termini di fondi raccolti.

Una frode tira l’altra ICO

Per capire meglio l’importanza della ricerca di ICObench, occorre però fare riferimento ad un altro studio del 2018, quello condotto da Statis Group, una società di consulenza che ha ufficializzato una situazione da allarme rosso. Il report aveva infatti messo sotto la lente di ingrandimento le ICO condotte nel 2017 mettendo in evidenza come l’80% di esse rappresentasse una semplice truffa, anche se all’atto pratico il 70% dei fondi investiti nel settore erano poi andati a premiare i progetti di qualità.

Gli analisti di Statis Group avevano anche scoperto come all’atto della rilevazione il 4% delle ICO si trovasse ormai in stato fallimentare, mentre il 3% era dato praticamente per “morto”, una definizione riservata alle ICO non elencate su un exchange e che non godono di alcun contributo su Github nel corso degli ultimi tre mesi.

Dati che andavano a rafforzare quelli elencati da TechCrunch, secondo cui oltre mille progetti erano già falliti all’epoca, 247 rilevati dalla piattaforma Coinopsy cui andavano ad aggiungersi le 830 divise virtuali non più supportate che erano state invece registrate da DeadCoins.

Come proteggersi dalle frodi?

Proprio alla luce delle ricerche sin qui ricordate, appare del tutto evidente come sia necessario cercare di proteggersi dalle frodi, ancora molto numerose in un settore liquido come quello delle ICO. Per farlo basterebbe in effetti ricorrere a semplici accorgimenti derivanti dal buon senso, come ad esempio una analisi del white paper, il documento rilasciato in avvio dalla società proponente, tesa a capire i dettagli tecnici del progetto. Ove essi difettino, messi in sottordine dal richiamo a mirabolanti guadagni, si dovrebbe iniziare a coltivare una sana diffidenza, se non girare addirittura al largo.

Altro accorgimento che potrebbe aiutare non poco a separare il grano dal loglio è poi quello consistente nel raccogliere informazioni sul gruppo di sviluppo del nuovo token. Se al suo interno non si ravvisano personalità in grado di garantire a livello di competenza, diventa del tutto lecito dubitare sulla validità della proposta, senza dover necessariamente pensare ad una truffa.

Infine un aspetto non propriamente secondario, anche se troppe persone quando si parla di criptovalute sembrano pronte a identificare la decentralizzazione e la privacy con l’assenza di regole: una ICO per essere seria deve rispondere alle normative varate al proposito dal Paese in cui la società proponente ha sede legale.

In particolare devono essere rispettate le procedure Know-Your-Customer (KYC) e Anti-Money-Laundering (AML) per il riconoscimento delle identità degli investitori.

La non corrispondenza del progetto alle leggi esistenti dovrebbe essere considerato la prova evidente non solo della mancanza di serietà, ma della evidente volontà di truffare i malcapitati investitori.

Quali sono le attuali ico

In questa pagina puoi vedere le ico attuali, mentre in questa nostra sezione puoi vedere le ico che abbiamo seguito.

Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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Dario Marchetti

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