Durante tutta la fase di hype che si è creata intorno all’annuncio di Libra, Facebook è stato molto abile a spostare l’attenzione da uno dei principali temi che questo lancio solleva. Libra è stata presentata semplicemente come il bitcoin di Facebook. In realtà, con Libra, si sta proponendo una nuova forma di organizzazione della gestione dei pagamenti.

Facendo una ricerca sulla storia e le tecnologie delle infrastrutture alla base dei sistemi di pagamento, si possono trovare diverse somiglianze tra Libra e Visa. Ma sono le differenze quelle che fanno percepire meglio il cambiamento.

Libra è stato ispirato da Visa?

È facile pensare che i fondatori di Libra si siano ispirati al lavoro del fondatore di Visa, Dee Hock. Egli intuì che il problema delle transazioni tra le banche non era tecnologico ma organizzativo. Quando mise a punto Visa, Hock ritenne fondamentale che non finisse nelle mani di pochi azionisti preoccupati unicamente dei loro interessi.

Ideò il sistema in modo che fossero gli utenti, le banche o le unioni di credito, a “possedere” Visa come se fossero in una cooperativa di membri. La proprietà, in questo caso, non implicava il diritto di vendere azioni, ma un diritto irrevocabile di partecipazione per decidere congiuntamente le regole del gioco ed il futuro stesso di Visa.

Lo stimolo era creare una malleabile ma duratura infrastruttura di pagamento, dalla quale tutti i membri avrebbero beneficiato nel lungo termine.

Libra Association

Libra è sostenuta dalla Libra Association, un gruppo di membri regolati da un’organizzazione collaborativa simile a quella che avevano i primi membri di Visa. Ma capovolge i principi di Hock. La Libra Association si occupa della proprietà e del controllo dei suoi membri come si farebbe in un club privato. Ed è un club con elevati requisiti d’ammissione: ogni membro deve investire un valore minimo di 10 milioni USD in Libra, oppure avere 1 miliardo USD in valore di mercato, tra gli altri criteri.

Potenzialmente, nella Libra Association, si riunirebbe la crème de la crème del capitalismo globale, tecnologico ed avvoltoio, ostile al controllo dei governi e dei regolatori finanziari. A differenza di Visa, i membri non competono tra loro per la quota di mercato. Divideranno, invece, gli interessi maturati sul fondo di riserva di Libra. Inoltre, i profitti non sono condivisi con gli utenti, né viene pagato alcun interesse sul saldo detenuto dagli utenti. Essere un membro del club offre anche il diritto di voto, ancora una volta, similmente a Visa.

Ma, al contrario di Visa, Libra pesa i voti in base all’investimento corrispondente, non alla partecipazione. Questo è un processo antidemocratico, una plutocrazia dove vince il più ricco. L’idea iniziale per Libra faceva sperare in un sistema decentralizzato e partecipato come quello che aveva immaginato Hock, a suo tempo. Ma l’immagine che si delinea è quella di un colosso antidemocratico, gestito da un club privato ed esclusivo che serve ai suoi proprietari, non al bene pubblico.

La buona notizia è che il progetto di Facebook potrebbe finalmente spingere i politici a regolarizzare i giganti della tecnologia, per frenare il loro impatto e la loro influenza sulla società.

Andrea Santillo

Andrea Santillo Freelancer scrittore esperto nel campo della finanza digitale ed ora anche nel campo delle criptomonete. Grazie alle mie conoscenze linguistiche eseguo ricerche e studi su vari siti ed i miei articoli sono fondati ed approfonditi su questi temi. Buona lettura

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