La capitalizzazione di mercato attualmente si trova al di sotto dei 200 miliardi di dollari. E, in fondo, nessuno sa con certezza quel che succederà alle valute virtuali, con gli investitori a lungo termine e gli analisti di mercato che hanno una varietà di opinioni sul perché il mercato si sia ridotto di quasi 800 miliardi di dollari rispetto ai massimi di tutti i tempi, non più tardi di poco meno di un anno fa.
Sebbene non costituirà il principale elemento di influenza, una cosa è certa: come ogni valuta di riferimento, anche le criptovalute subiranno gli impatti del dollaro USA, che attualmente soffre di una serie di influenze negative. Tra i vari:
- una guerra commerciale che coinvolte gli Stati Uniti e la Cina;
- Brexit;
- la crisi tra la Russia e l’Ucraina;
- il petrolio verso un nuovo livello minimo;
- gli acquirenti stranieri hanno lasciato il mercato immobiliare statunitense e il 2019 sembra poco confortante per i venditori;
- la Federal Reserve che sta alzando i tassi d’interesse;
- i livelli del debito globale insostenibili (il pagamento degli interessi da parte degli Stati Uniti è di 500 miliardi di dollari sul suo debito);
- le aziende che stanno chiudendo fabbriche, licenziando lavoratori e non avviando nuovi progetti;
- una possibile recessione nel 2019.
Quanto sopra conduce a pressioni negative su qualsiasi investimento legato al dollaro USA. Come evidenziato dal NASDAQ, l’indice è passato da 8.100 dollari il 31 agosto a 6.983 dollari il venerdì 23 novembre. Inoltre, Bitcoin è passato nello stesso periodo di tempo da 6.900 dollari a 4.300 dollari.
Ad ogni modo, in tutto questo giro di fattori di rischio, occorre anche rammentare come gli investitori non sempre prendono decisioni razionali. La tecnologia alla base della criptovaluta è diversa da qualsiasi altra cosa oggi esistente sul mercato, e alcuni investitori a breve termine sono essenzialmente alla ricerca di guadagni basati su valute fiat, piuttosto che su investimenti in criptovaluta.