Bitcoin, il Liechtenstein sta pensando a nuovi investimenti in criptovalute

Bitcoin, il Liechtenstein sta pensando a nuovi investimenti in criptovalute: la famiglia reale si espone positivamente sulle valute virtuali.

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La famiglia reale del Liechtenstein sta pensando a nuovi investimenti in criptovalute, esprimendosi in maniera positiva sulle possibilità di approfondire la nuova economia digitale. Nonostante ammetta che la criptovaluta rimane “molto rischiosa”, il principe Alois ha aggiunto altresì che la tecnologia sottostante (blockchain) potrebbe essere utilizzata per aiutare a gestire una serie di servizi all’interno del principato, che ha una popolazione inferiore alle 40.000 persone.

Il principe ha infatti dichiarato di essere convinto che la blockchaincambierà molte cose, e potrebbe anche aiutare a rendere il nostro Stato più efficiente nel modo in cui è amministrato”. Tuttavia, l’esponente della casa reale ha ammesso che la propria famiglia non ha le competenze per realizzare investimenti in criptovaluta, limitandosi quindi a poter esaminare le sue possibilità.

Anche se quanto sopra non sta certamente a significare che le criptovalute siano state riabilitate sotto una nuova luce, le aperture del Liechtenstein non sono certamente sfuggite agli analisti, che vedono nel Paese un atteggiamento molto diverso da quello dei partner europei.

Difficile, però, dire se il Liechtenstein diventerà o meno l’equivalente del Giappone criptovalutario, un Paese dove continuano ad essere accolti favorevolmente gli investimenti in criptovaluta, nonostante diversi attacchi di hacking di alto profilo. Lo scorso mese, ricordiamo, l’exchange giapponese, Coincheck ha annunciato che avrebbe dovuto rimborsare oltre 500 milioni di dollari ai propri clienti dopo che il proprio sistema era stato violato. L’attacco, descritto come il più grande furto di valuta digitale nella storia, è stato solamente il più noto di una serie di altre azioni che hanno colpito le aziende di criptovaluta in maniera più o meno diretta.

Nonostante ciò, a differenza dei vicini Cina e Corea del Sud – che stanno bloccando l’uso delle criptovalute a più livelli – i rischi non sembrano aver scoraggiato il Giappone dalla propria “missione” di essere il primo Paese ad utilizzare ampiamente le criptovalute come moneta a corso legale.

Takashi Shiono, economista del Credit Suisse di Tokyo, ha dichiarato in tal proposito che vi sarebbero “previsioni che sanciscono come le entrate fiscali derivanti dal business della criptovaluta, incluse le imposte sui capital gain dagli investitori individuali e dalle società, potrebbero ammontare a 1 trilione di yen (circa 9 miliardi di dollari)”.