Coinbase non è preoccupata da possibili cambiamenti nella policy giapponese

Coinbase non è preoccupata da possibili cambiamenti nella policy giapponese. L’exchange americano si dimostra fiducioso sul business nipponico.

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Coinbase, uno dei più noti exchange al mondo, ha dichiarato di non essere affatto preoccupato che la Financial Services Agency (FSA) del Giappone possa vedere in maniera più critica e sospettosa l’industria criptovalutaria.

In particolare, parlando con Nikkei Asian Review, Mike Lempres, chief policy officer di Coinbase, ha detto che un maggiore controllo degli exchange di criptovaluta che richiedono licenze di valuta virtuale in Giappone è in realtà una buona cosa per la propria società, perché darebbe loro una marcia in più sulla concorrenza. “Il governo giapponese è più concentrato sulla sicurezza – ha detto – e questo è un bene per noi”. Le discussioni con la FSA stanno “andando bene”, ha continuato, sperando che il 2019 sia l’anno giusto per il lancio dei servizi.

Si tratta comunque di un’affermazione coraggiosa, sottolineano alcuni analisti, soprattutto considerando che, come nota Nikkei, la FSA non ha approvato una licenza di valuta virtuale dal dicembre 2017, poco prima che l’exchange Coincheck, di Tokyo, sia stato violato per un record di 530 milioni di dollari nel gennaio 2018. Il mese scorso, la piattaforma di trading con sede a Osaka Zaif ha perso 60 milioni di dollari a seguito di un attacco hacker, e ora sta lottando per compensare i clienti di quanto perduto.

Coinbase ritiene che questi attacchi hacker, piuttosto che rendere le autorità di regolamentazione e gli investitori esitanti a impegnarsi con l’ancora nascente industria della moneta criptata, aumenterà la domanda di aziende con un track record affidabile. “Il Giappone è stato un mercato attivo fin dall’inizio, e si è dimostrato resistente, poiché si è ripreso da diverse esperienze negative”, ha detto Lempres – “Pensiamo che qui ci sia una grande richiesta per un fornitore di servizi affidabile”.

Lempres ha poi spiegato che Coinbase dedica molte più risorse alla sicurezza degli asset dei clienti rispetto a molti altri exchange di criptovalute, con “dozzine” dei 550 dipendenti dello studio che lavorano a tempo pieno sulla sicurezza.

Lempres ha inoltre spiegato che solo l’uno per cento dei fondi della società sono tenuti in “portafogli caldi” online, mentre il restante 99 per cento è protetto in wallet freddi, non collegati online. Inoltre, quell’1% dei fondi conservati nei wallet hot di Coinbase sono completamente assicurati.

Tuttavia, sebbene sia un’azienda globale con operazioni in decine di paesi, l’apparato di sicurezza di Coinbase è centrato negli Stati Uniti, il che potrebbe portare a problemi se la FSA continua a sostenere che desideri che Coinbase Japan conservi fisicamente i suoi asset in Giappone, dove l’agenzia può monitorarli più facilmente.

La settimana scorsa, è emerso che Tiger Global, un importante fondo speculativo del Regno Unito, stava per completare un investimento di 500 milioni di dollari in Coinbase. Diversi rapporti differivano sul fatto che il fondo stesse acquistando azioni direttamente da Coinbase o sul mercato secondario, ma su un aspetto erano tutti d’accordo: l’investimento avrebbe valutato Coinbase 8 miliardi di dollari, consolidando il suo status non solo come una delle più grandi società di cryptocurrency ma anche come una delle società tecnologiche private più importanti al mondo.