Faketoshi: Craig Wright ha perso la causa

Faketoshi: Craig Wright ha perso la causa - Craig Wright

La saga sul nome di Satoshi Nakamoto si arricchisce di un nuovo capitolo, stavolta abbastanza farsesco. Si è infatti appena chiuso il procedimento giudiziario derivante dalla denuncia di Ira Kleiman, fratello di Dave, uno dei tre gestori del Tulip Trust, insieme appunto a Satoshi Nakamoto e Craig Wright, verso quest’ultimo. La decisione è stata sfavorevole a Wright, il quale ora dovrà versare la metà dei circa 1,1 milioni di Bitcoin che erano stati versati nel trust. La vicenda è comunque abbastanza interessante, proprio per il mistero che continua a circondare la figura ormai mitica del creatore di BTC.

Una vicenda a tinte gialle

La vertenza giudiziaria è stata innescata dalla scomparsa di Satoshi Nakamoto, o meglio dello pseudonimo cui è attribuita la creazione del Bitcoin, avvenuta nel 2011. All’atto della sua scomparsa, però, questi aveva già provveduto a minare 1,1 milioni di BTC, depositandoli nel cosiddetto Tulip Trust. Un trust gestito da lui, Dave Kleiman e Craig Wright. A due anni dalla scomparsa di Nakamoto, è poi arrivato il decesso di Dave Kleiman, per effetto del quale Wright sarebbe dovuto rientrare in possesso dei token minati. 
A questo punto, però, Ira Kleiman ha fatto causa a Craig Wright, chiedendo la metà dei Bitcoin emessi, spingendo Wright ad una contromossa abbastanza clamorosa, ovvero quella di affermare di essere proprio lui Satoshi Nakamoto. Ove questa tesi fosse stata accolta in giudizio, le pretese di Kleiman sarebbero state respinte, ma è accaduto esattamente il contrario, con l’ovvia conseguenza che Wright è ora tenuto a versare al ricorrente la metà dei BTC del Tulip Trust. Un bottino pari ad oltre 5 miliardi di dollari, stando alle ultime quotazioni della moneta virtuale.

Chi è realmente Satoshi Nakamoto?

La sentenza emessa dalla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida ha quindi stabilito che Satoshi Nakamoto è in realtà un’associazione di tre persone. Se una di esse è scomparsa e un’altra è deceduta, rimangono però i diritti degli eredi, tale da obbligare l’ormai rinominato Faketoshi, ovvero Craig Wright a corrispondere l’oggetto della contesa ad Ira Kleiman. Se la sentenza del tribunale risponde ad esigenze di carattere legale, rimane però in piedi la questione relativa alla vera identità di Satoshi Nakamoto e alla sua esistenza, che secondo qualcuno non sarebbe altro che una leggenda metropolitana messa in circolazione ad arte, da chi aveva l’interesse a farlo.

Un mistero ancora da svelare

Tra le tante affermazioni fatte sulla reale identità di Satoshi Nakamoto, va ricordata intanto quella di Natalya Kasperski, cofondatrice della celebre casa di cyber-security, secondo la quale dietro il Bitcoin ci sarebbe in realtà la CIA.
Un documentario di Netflix, Banking on Bitcoin, afferma invece che la persona celata dietro lo pseudonimo fosse da ricercare all’interno dei Cypherpunk (Nick Szabo, Hal Finney, Adam Back, Wei Dai), puntando il dito in particolare sul secondo, un geniale crittografo ammalatosi di SLA nel 2011. A conforto dell’ipotesi c’è proprio la sparizione di Satoshi Nakamoto avvenuta in coincidenza con l’insorgere della malattia che avrebbe condotto Finney al decesso, tre anni dopo.