In Sicilia la tracciabilità dei prodotti alimentari tramite blockchain è legge

Se la diffidenza verso le criptovalute continua ad essere sempre molto alta nel mondo istituzionale e politico, sembra invece che lo stesso abbia ormai compreso le notevoli potenzialità della tecnologia su cui il settore si appoggia, ovvero la blockchain. Sono infatti sempre di più le applicazioni fondate sui registri distribuiti approvate da enti locali e governi, a dimostrazione del fatto che ormai l’orientamento prevalente è quello di sganciare la questione delle monete virtuali da una tecnologia che può comportare notevoli vantaggi per i consumatori, le istituzioni e le imprese.
L’ultima istituzione ad optare è stata, in ordine di tempo, la Sicilia, la quale ha da poco deciso di approvare una legge in base alla quale la tracciabilità dei prodotti alimentari isolani sarà assicurata appunto dalla blockchain. Andiamo quindi a vedere più nel dettaglio di cosa si tratti.

La proposta del M5S

E’ stata Jose Marano, portavoce del M5S siciliano ad annunciare sulla sua pagina Facebook l’approvazione di un disegno di legge da lei stessa presentato circa un anno fa sull’utilizzo della blockchain alla stregua di strumento di garanzia dei dati per il settore agricolo.
Nel disegno di legge, che non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, si afferma l’intento della regione affinché sia garantita la tracciabilità dei prodotti agroalimentari della filiera DOC, DOP, ICG ed IGP. Il tutto, in modo tale da andare a favorire l’accesso ad una serie di informazioni come quelle relative all’origine, la natura, la composizione e la qualità stessa del prodotto da parte dei consumatori finali.
Ora la Regione ha tre mesi di tempo al fine di individuare un gruppo di esperti in materia in grado di definire i requisiti e i livelli prestazionali che si intende ottenere nell’accesso ai dati tramite blockchain, in modo da conseguire l’obiettivo prefissato per legge.

Blockchain e tracciabilità, un binomio sempre più frequente

Va a questo punto sottolineato come la Sicilia abbia intrapreso una strada, quella relativa alla tracciabilità del dato nella filiera di produzione fino al consumatore finale, che rappresenta una delle applicazioni più ricorrenti in ambito blockchain.
Una strada che nella grande distribuzione è stata già abbracciata da Wallmart nel corso 2017 e da Carrefour nell’anno successivo. La prima ha dato vita ad una partnership con IBM per tracciare in particolare la carne di maiale in Cina e la frutta negli Stati Uniti, mentre la seconda utilizza questa tecnologia per consentire ad ogni componente della supply chain (produttori, trasformatori, distributori) di fornire informazioni sui vari tipi di merce presenti sugli scaffali della catena. In pratica al consumatore basta scannerizzare l’etichetta, in cui è presente un codice QR, con il proprio smartphone per venire a conoscenza del percorso di cui è stato protagonista il prodotto sottoposto alla sua attenzione e una serie di dati molto importanti tesi a favorirne la migliore scelta possibile. Un modus operandi il quale da un lato può rassicurare i consumatori sulla bontà del prodotto e dall’altro spingere il produttore ad elevarne la qualità, sapendo che esso sarà analizzato in profondità dai potenziali acquirenti.