La Mongolia rafforza il divieto di Pechino sull’estrazione mineraria delle criptovalute

La Mongolia rafforza il divieto di Pechino sull'estrazione mineraria delle criptovalute - smog inquinamentoLa Mongolia ha intensificato i suoi sforzi per eliminare il mining di criptovaluta con nuovi regolamenti, che propongono dure punizioni per chiunque sia coinvolto nella pratica. Una mossa che accelererà il trasferimento del mining al di fuori della Cina.

Tolleranza zero

Mirando a parchi industriali, data center, società di telecomunicazioni, società Internet e persino cybercafè, la bozza di legge promette di punire i minatori di bitcoin o coloro che forniscono risorse ai minatori.

In base alle nuove regole, le persone che violano i regolamenti potrebbero essere inserite in una lista nera che impedisce loro di ottenere prestiti o di utilizzare il sistema di trasporto del paese, oltre ad affrontare altre conseguenze legali.

La bozza segna una forte escalation in un cambiamento già sorprendente nell’atteggiamento del governo centrale nei confronti dei minatori di bitcoin e arriva meno di una settimana dopo che la regione della Mongolia ha invitato i cittadini a segnalare le miniere illegali di bitcoin.

Sebbene la creazione e il trading di criptovalute come bitcoin siano illegali in Cina dal 2017 – una mossa che ha costretto exchange come Binance, Huobi e OkEx a trasferirsi offshore – le autorità fino a poco tempo fa avevano chiuso un occhio sulle società e sugli individui che “minano” bitcoin.

I minatori che hanno approfittato dell’elettricità a basso costo alimentata a carbone in luoghi come lo Xinjiang, il Sichuan e la Mongolia, stanno scoprendo che questa tolleranza sta per finire.

Restrizioni per raggiungere obiettivi ambientali

La Cina ha fissato un obiettivo, quello di raggiungere la neutralità dal carbonio entro il 2060 e l’estrazione di bitcoin, che utilizza 21,36 terawattora all’anno a livello mondiale – più dell’energia totale utilizzata dall’Argentina, secondo l’Università di Cambridge – è ora vista dal governo come un grande blocco al raggiungimento di tale obiettivo.

Inoltre, anche l’estrazione illecita di carbone che mette in pericolo vite umane e rende gli obiettivi climatici ancora più difficili da raggiungere ha avuto un ruolo nell’ultima repressione.

Un’indagine del governo su un incidente in una miniera di carbone nella regione autonoma dello Xinjiang che ha intrappolato 21 persone il mese scorso, ha scoperto che la miniera è stata riaperta senza il permesso ufficiale per soddisfare la crescente domanda dei minatori di criptovalute.

Secondo il Bitcoin Electricity Consumption Index della Cambridge University, Xinjiang rappresenta quasi il 36% del tasso di hash bitcoin globale. Sichuan e Mongolia sono rispettivamente secondo e terzo, dando alla Cina una quota del 65% del tasso di hash globale.

Tra l’aumento del controllo cinese e la recente decisione di Tesla (azioni Tesla – ticker TSLA) di sospendere i pagamenti in bitcoin, i prezzi erano scesi a 39mila dollari al momento della pubblicazione da oltre i 60.000 dollari del mese precedente.

“Stiamo vedendo il mercato delle criptovalute seguire un percorso verso la ‘de-China-isation’ – prima sul trading e ora sulla potenza di calcolo, sulla base di una serie di misure più forti intraprese contro le criptovalute e il mining di bitcoin la scorsa settimana da Pechino”, ha detto Wang Juan, professore presso l’Università di Xi’an Jiaotong.