La nuova frontiera della criminalità: i riscatti ora si chiedono in Bitcoin

Come è noto, il Bitcoin ormai da anni si attira critiche feroci in quanto ritenuto uno strumento ideale per l’economia criminale. Una tesi fatta propria da una parte della finanza tradizionale e dalle autorità di pubblica sicurezza, che al tema hanno dedicato un gran numero di pubblicazioni e simposi nel corso degli anni.
I profili di riservatezza assicurati dalle criptovalute, in effetti, possono rivelarsi un ausilio per chi abbia intenzione di effettuare pagamenti o spostare capitali di dubbia provenienza, magari per alimentare atti di terrorismo o trafficare in narcotici senza lasciare traccia.
Una tesi, quella della non tracciabilità, che è stata peraltro contestata dai fautori degli asset digitali, in quanto ogni operazione fatta su Blockchain viene registrata ed è perennemente a disposizione di chi richieda i dati. Una rassicurazione che però non sembra aver scalfito la sicurezza dei malintenzionati, almeno a giudicare da quanto accaduto in Russia.

Gli ipermercati Lenta sotto attacco

Un sito russo ha affermato nei giorni passati che il network di supermercati Lenta, che può vantare quasi 400 punti vendita dislocati in ogni parte del territorio nazionale, si sarebbe visto recapitare un video inquietante, recante la minaccia di un avvelenamento dei prodotti alimentari venduti al loro interno ove non venga pagato un riscatto di 500mila dollari, in Bitcoin.
I vertici aziendali hanno subito provveduto a consegnare il video alle autorità di polizia, le quali hanno scoperto come esso sia stato spedito utilizzando un indirizzo email dal call center della stessa compagnia. Se ne può quindi dedurre che il responsabile possa essere una persona che opera all’interno della struttura o perlomeno in possesso dei dati di accesso.
A confermare la veridicità di quanto affermato dal sito russo è stato peraltro il Ministero dell’Interno, il quale ha diffuso a sua volta un comunicato in cui si afferma che sono stati messi in campo i provvedimenti tesi ad impedire che possa accadere qualcosa di grave, come un avvelenamento alimentare che potrebbe spargere grande inquietudine nella popolazione e danneggiare un operatore economico importante.

Anche gli Stati Uniti hanno visto nel passato casi analoghi

Quanto sta accadendo in Russia non costituisce però una vera e propria anteprima. Nel recente passato, infatti, negli Stati Uniti, a Baltimora e in Florida, gli hacker hanno provveduto a bloccare le attività di interi uffici amministrativi, manomettendo i computer, chiedendo per sbloccare la rete un riscatto in BTC. Con gli eventi russi, però, la criminalità informatica sembra fare un vero e proprio salto di qualità in grado di destare notevole inquietudine nelle autorità. A dimostrazione che il Bitcoin potrebbe in effetti rivelarsi lo strumento di attività criminali però tradizionali, con l’unico vantaggio di poter semplificare in maniera notevole la riscossione del riscatto da parte delle bande criminali. Un dato su cui nel prossimo futuro potrebbero essere chiamate ad interrogarsi le autorità di sicurezza, più che quelle monetarie che sinora hanno evocato lo spettro del riciclaggio di denaro sporco, senza sospettare che invece il denaro virtuale potrebbe rivelarsi un semplice strumento finanziario, al pari dei soldi veri.

Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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