L’economia criminale sta abbandonando il Bitcoin?

L’economia criminale sta abbandonando il Bitcoin? - Bitcoin token

Tra i motivi i quali spiegano la sempre forte avversione delle istituzioni politiche e monetarie, oltre che del mondo della finanza tradizionale, nei confronti del Bitcoin, c’è soprattutto la sua pessima fama. Secondo molti, infatti, la regina delle criptovalute non sarebbe altro che una vera e propria lavanderia per il denaro proveniente da attività illecite. Il giudizio in questione è stato dato nel corso del 2017 da Davide Serra, il fondatore di Algebris, ed è stato condiviso da molti altri finanzieri e politici nel corso del tempo trascorso da allora.

Quanto c’è di vero in quello che ha detto Serra? In effetti qualcosa di concreto c’è, considerato come BTC sia stato a lungo il propellente per la cosiddetta Darknet, ma sembra che dall’anatema del finanziere italiano la situazione sia radicalmente cambiata.  

I dati di Chainalysis

A dimostrare il repentino mutamento di quadro sarebbe in particolare un report pubblicato dalla società di intelligence blockchain Chainalysis, secondo il quale le transazioni illecite rappresentano ormai meno dell’1% di tutti i trasferimenti avvenuti sulla rete Bitcoin nel corso del 2018. Per capire la valenza del dato in questione basterà ricordare come nel 2012 questa percentuale si aggirasse invece intorno al 7%.

Naturalmente gli analisti hanno cercato di capire i motivi che hanno spinto a questa evoluzione, a seguito della quale già nel 2017 si indicava in Monero e Zcash le divise virtuali preferite dalla Darknet. Concludendo come in fondo quella dell’anonimato assicurato da Bitcoin fosse nulla di più di una leggenda metropolitana, in quanto tutte le transazioni sono registrate sulla blockchain e per sempre. In pratica quindi, BTC fungerebbe al massimo da alias.

Secondo Danny Scott il Bitcoin sarebbe una pessima opzione per i cybercriminali

Proprio sulla base dei dati pubblicati da Chainalysis, Danny Scott, CEO dell’exchange CoinCorner, ha sostenuto che ormai la regina delle criptovalute rappresenterebbe una pessima scelta per chi porta avanti attività illecite sul web. Un giudizio comunque non condiviso da coloro che ancora persistono in questo genere di operazioni, che se calano in numero sono però aumentate per la quantità di valore mosso, arrivando nel corso del 2018 alla bella cifra di 515 milioni di dollari.

Proprio per cercare di contrastare il fenomeno, si stanno però affinando nel frattempo gli strumenti a disposizione delle autorità. Come dimostra la recente condanna a 6 anni e mezzo di reclusione comminata a Gary

Davis, un irlandese di 31 anni accusato e condannato per aver svolto la funzione di moderatore per il forum di Silk Road tra maggio e giugno 2013, prima di assumere la funzione di amministratore del sito tra giugno e ottobre dello stesso anno.

La notizia è stata pubblicata da Newstalk, che ha anche specificato come le autorità statunitensi abbiano appurato nell’intervallo di tempo tra il gennaio del 2011 e l’ottobre del 2013 l’effettuazione di oltre un milione e mezzo di transazioni su Silk Road, per un valore totale di oltre 213 milioni di dollari. Nell’ambito di esse è stato possibile anche accertare il riciclaggio di ben 19 milioni di dollari derivanti dal traffico di stupefacenti da parte di un trafficante sottoposto ad arresto.