San Marino si propone di diventare hub per la Blockchain

La notizia che arriva da San Marino sembra destinata a far discutere non poco sostenitori e avversari degli asset digitali. La piccola repubblica, una delle più antiche al mondo, ha infatti annunciato l’intenzione di proporsi alla stregua di hub globale per la tecnologia Blockchain. Ad incaricarsi di portare il Paese verso un sempre maggiore impegno in tal senso sarà la San Marino Innovation, una società statale cui è stato conferito l’incarico di stendere un progetto di legge in grado di regolamentare il settore.
Per attuarlo nel modo migliore e dargli la necessaria organicità, sono stati chiamati alcuni dei più noti specialisti mondiali del settore. Il primo di essi sarà José Maria Macedo, responsabile della consulenza presso la società di consulenza Blockchain AmaZix, il quale entrerà a far parte del comitato scientifico in qualità di esperto di tokeconomy. AmaZix può annoverare al suo attivo la partecipazione ad oltre 120 progetti blockchain e la suite di servizi che propone ha permesso alle imprese le quali si sono ad essa appoggiate una raccolta di fondi superiore a 1,3 miliardi di dollari.

Cosa farà San Martino Innovation?

Il compito che è stato affidato a San Marino Innovation è stato spiegato dal suo presidente, Sergio Mottola, il quale ha dichiarato che essa vuole contribuire ad accrescere l’ecosistema blockchain sino a trasformare San Marino in un vero e proprio polo di innovazione. Per farlo occorre come primo passo un supporto sotto forma di leggi e regolamenti governativi favorevoli alle imprese che abbiano intenzione di investire nel settore regalando loro certezze dal punto di vista legislativo e diventando in tal modo un vero e proprio punto di riferimento per le startup innovative. Una sfida quindi estremamente ambiziosa, come del resto riconosciuto da Macedo, il quale non ha avuto remore ad affermare l’intenzione del Paese di ergersi come principale hub globale in ambito Blockchain.

Il decreto di febbraio

La nuova mossa del governo di San Marino è in pratica la logica evoluzione del decreto Blockchain approvato nel mese di febbraio, con il quale si affermava la volontà di garantire una maggiore trasparenza, chiarezza e semplicità alle disposizioni riguardanti le applicazioni della tecnologia del Registro Distribuito (Distributed Ledger Technology), nel quadro di un rilancio dell’economia. Un rilancio affidato proprio all’innovazione che caratterizza il settore degli asset digitali, come era stato spiegato da Mauro Zafferani, il Segretario di Stato, nel corso di una presentazione che aveva avuto come teatro Milano.
In quella occasione, la nuova disposizione di legge, promossa dalla Segreteria di Stato per l’Industria della Repubblica di San Marino e dalla stessa San Marino Innovation era stata spiegata con la motivazione di riconoscere la tecnologia Blockchain mediante una definizione chiara ed esauriente. Zafferani aveva poi spiegato come il decreto si proponesse di andare a disciplinare l’emissione dei token di utilizzo, grazie ai quali sarà permesso l’accesso futuro ai prodotti e ai servizi offerti da un’azienda, e dei token di investimento, gli strumenti digitali il cui valore viene ad essere fissato da un asset sottostante (azioni, strumenti finanziari partecipativi e titoli di debito dell’emittente), il quale può essere oggetto di scambio sul mercato di riferimento. Mentre erano escluse dalla prima fase di elaborazione proprio le criptovalute, che dovranno essere a loro volta disciplinate da integrazioni legislative.
Il decreto aveva anche affrontato il tema fiscale, prevedendo un’esenzione per quanto riguarda i redditi che siano composti mediante operazioni effettuate con i token disciplinati per poi fare ricorso a un meccanismo di assimilazione, sotto il profilo fiscale e contabile, per effetto del quale i token di utilizzo vengono ad essere considerati alla stregua di valute estere, mentre quelli di investimento sono equiparati ad azioni, strumenti finanziari partecipativi o titoli di debito dell’emittente, facendo riferimento appunto allo strumento sottostante.

San Marino sulle orme di Malta

Le mosse di San Marino sono state da alcuni analisti raffrontate ad una sorta di sfida a Malta, altro Paese il quale sta cercando di affermarsi alla stregua di ambiente particolarmente ricettivo per tutto quello che è collegato agli asset digitali. L’intento sembra in effetti molto chiaro: spingere le aziende che non trovano un ecosistema Blockchain favorevole in patria a prendere residenza fiscale nel Paese, dando così l’opportunità all’economia non solo di espandersi, ma anche di puntare con estremo vigore sull’innovazione. Un invito il quale potrebbe essere raccolto soprattutto dalle startup tricolori, che già nei mesi passati avevano del resto rivolto un accorato appello al governo italiano affinché si attivasse in modo da porre le premesse per il migliore sviluppo possibile di un settore che in Italia è in piena evoluzione. In mancanza di adeguate risposte, molte di loro potrebbero spiccare il salto verso la Repubblica del Titano.