Bitcoin: il dimezzamento delle ricompense potrebbe farne esplodere la quotazione

Bitcoin: il dimezzamento delle ricompense potrebbe farne esplodere la quotazione - bitcoin 3

L’avvicinarsi del maggio 2020 sta provocando non poche fibrillazioni tra coloro che sono soliti investire su Bitcoin. Proprio in quel mese, infatti, le ricompense per il mining passeranno da 12,5 a 6,25 BTC per ogni blocco estratto, evento che a detta degli analisti dovrebbe avere conseguenze di ampio raggio sulla quotazione della regina delle criptovalute. Anzi, secondo qualcuno già starebbe riverberando effetti benefici sul prezzo di BTC, sommandosi in tal senso con le politiche monetarie delle banche centrali. Andiamo a vedere perché.

L’85% dei token è già in circolazione

L’85% dell’offerta monetaria complessiva di Bitcoin sarebbe attualmente in circolazione. Un dato di non poco conto, considerato come nei prossimi 120 anni ai miners rimarrà la possibilità di generare soltanto 3,15 milioni di nuove monete.
A rivelarlo è stato un recente studio pubblicato da Blockchain.com, secondo il quale sino ad oggi i minatori di Bitcoin hanno provveduto ad estrarre 17.850.000 di monete, su un’offerta monetaria complessiva attestata a quota 21 milioni. In considerazione del fatto che le ricompense per la generazione dei nuovi blocchi sono destinate a diminuire con il trascorrere del tempo, l’ultimo BTC dovrebbe essere minato nel 2140. Si tratta di un processo tale da comportare conseguenze molto forti sul prezzo della divisa.

Non tutti i token sono in circolazione

A questo dato occorre poi aggiungerne un altro non meno importante, quello relativo al vero numero di Bitcoin che sono attualmente in circolazione, il quale è  in effetti notevolmente inferiore a quello presunto. Secondo un report pubblicato nel 2017 da Chainalysis addirittura un quinto circa dei token che devono essere estratti, ovvero 4 milioni, potrebbero essere andati nel frattempo irrimediabilmente persi. A causare questa situazione, abbastanza clamorosa, sarebbe la perdita da parte di molti utenti dell’accesso alle proprie chiavi private, un fenomeno del resto destinato a ripetersi ancora nel corso del tempo.

Cosa potrebbe accadere?

Proprio sulla base dei dati ricordati, in particolare quelli relativi al dimezzamento delle ricompense, alcuni analisti si sono spinti a vaticinare una clamorosa crescita della quotazione di Bitcoin nei prossimi mesi. Se Anthony Pompliano continua a sponsorizzare l’ipotesi di un prezzo attestato a quota 100mila dollari entro il 2021, anche Joe Kernen, presentatore della trasmissione Squawk Box di CNBC, ha dal canto suo affermato di recente che il dimezzamento di maggio 2020 potrebbe comportare un rally di BTC sino a quota 55mila dollari. Ipotesi del resto condivisa da Filb Filb, che però accredita l’ipotesi di una traiettoria non uniforme e condita da non pochi ribaltamenti, a partire da un prossimo aggiustamento al ribasso, a quota 7mila, prima del definitivo rimbalzo verso l’alto. Un rimbalzo che secondo molti commentatori potrebbe essere reso possibile anche dalle politiche monetarie messe in atto dalle banche centrali, in particolare della Banca Centrale Europea. Se infatti a Francoforte sta per finire l’era di Mario Draghi, fonti interne della BCE hanno già fatto sapere che la politica dei bassi tassi di interesse è destinata a permanere anche con l’avvento di Christine Lagarde. Una decisione la quale dovrebbe avvantaggiare gli asset alternativi, a cominciare proprio dalle criptovalute più competitive, come il Bitcoin.