Criptovalute: la banca centrale filippina continuerà a tenerle sotto osservazione

Le Filippine rappresentano un ecosistema abbastanza favorevole per le criptovalute, come testimoniato dai dati emessi nel corso del 2018 da Bangko Sentral ng Pilipinas (BSP), la banca centrale del paese, secondo i quali la conversione da valute digitali in quella locale era attestata in quel momento oltre i 36 milioni al mese. Dati che il BSP ha desunto dalla base messa a disposizione dagli exchange di valuta virtuale (VC) Rebittance, Inc. e Betur, Inc. noto anche come Coins.ph, i primi due exchange accreditati nel Paese, cui ha poi fatto seguito la nascita di Bloom Solutions.
A rendere ancora più promettente la situazione ha poi concorso all’inizio del 2019 la decisione assunta dalla Union Bank of Philippines, relativa al lancio del suo primo ATM per criptovalute, Automatic Teller Machine, grazie al quale gli utenti dell’istituto bancario saranno in grado di ritirare o versare i propri token. Una decisione che ha in pratica avviato la sperimentazione degli ATM nel Paese asiatico, trattandosi della prima realizzazione in tal senso nelle Filippine.

La banca centrale si mobilita per la sicurezza

La stessa banca centrale di Manila nel corso delle ultime settimane ha comunque deciso di intensificare la sua attività di sorveglianza sull’economia digitale, con il chiaro intento di sottrarla alle mire dei grandi gruppi criminali e terroristici che potrebbero usare la tecnologia Blockchain al fine di finanziare le proprie attività illegali.
Un intento dimostrato dal monito lanciato da Benjamin Diokno, direttore del BSP, con il quale è stato ribadito l’intento di studiare attentamente l’impiego di asset digitali all’interno del paese proprio per valorizzarne le indubbie potenzialità e fare in modo che essi non possano diventare uno strumento improprio nelle mani di bande criminali. Lo stesso Diokno ha però voluto rendere ancora più articolata la sua dichiarazione riconoscendo che la Blockchain e talune implementazioni dei registri distribuiti possono rivelarsi estremamente utili al fine di agevolare i pagamenti e le transazioni peer-to-peer, andando in tal modo a configurarsi come un interessante strumento alternativo alla finanza tradizionale.

I provvedimenti di febbraio

Le dichiarazioni di Diokno vanno anche rapportate ai regolamenti emanati nel febbraio dal governo filippino, i quali hanno implementato il quadro normativo con una serie di norme che vanno a regolare la conversione della valuta fiat in divise digitali, andando ad imporre una serie di requisiti per la gestione del rischio le quali hanno il compito di eliminare qualunque rischio che le cryptocurrency possano rivelarsi un cavallo di Troia nel Paese per il riciclaggio di denaro sporco.
Il vice governatore della BSP Chuchi G. Fonacier aveva a sua volta dichiarato nel mese di dicembre come la banca centrale di Manila è in fase di collaborazione con l’autorità di regolamentazione del mercato filippino, la Securities and Exchange Commission, al fine di arrivare infine alla stesura di un regolamento unificato sulle valute digitali usate alla stregua di un investimento.

L’atteggiamento del governo

Oltre alle decisioni del sistema bancario, per capire la direzione verso cui si stanno avviando le Filippine occorre anche prendere visione dell’atteggiamento del governo locale e, in particolar modo, il mutamento di rotta operato nel corso dell’anno passato. Dopo l’iniziale diffidenza per le divise virtuali, infatti, le autorità politiche del Paese hanno deciso di cambiare la direzione di marcia tenuta sino ad allora, in particolare consentendo la nascita di una sorta di Silicon Valley asiatica all’interno dei confini nazionali.
La regione scelta per questo esperimento è stata  la Zona Economica Speciale di Cagayan e di Freeport, amministrata dall’Autorità di zona economica di Cagayan, che si posiziona all’interno del Municipio di Santa Ana e include le Isole di Fuga, Barit, e Mabbag. I 54mila ettari di terreno in questione sono stati individuati come il luogo ideale per ospitare un polo industriale, commerciale, finanziario, turistico e ricreativo del tutto autosufficiente. Intenzione confermata da Raul Lambino, segretario della zona nel corso di un vertice Fintech tenuto a Bonifacio Global City durante il quale è stata ribadita con estrema forza la volontà di rendere la zona un vero e proprio punto di riferimento per Blockchain, valuta digitale e fintech.
Il piano che ne è scaturito prevede in particolare la creazione di una sorta di giardino tecnologico nella valle di Cagayan, cui dovranno contribuire le 21 compagnie offshore impegnate nei settori in questione al fine di avviare attività sul territorio tali da comportare l’investimento di non meno di 40 milioni di dollari entro la fine del 2020. A nomi come Changwei International Co., Ltd., State Trust Union Capital Holdings e Xin Peng Group, aziende cinesi che hanno la loro sede a Hong Kong, si sono poi aggiunti 10 exchange i quali hanno aperto i loro uffici nella zona, proprio per agevolare al massimo le operazioni.