Criptovalute, la Russia prende tempo e apre alla blockchain

Criptovalute, la Russia prende tempo e apre alla blockchain. Ecco cosa ha dichiarato Putin in una recente sessione di domande / risposte con la stampa.

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La criptovaluta “ha il suo posto nel mondo” e la Russia dovrebbe valutare attentamente quando e come partecipare al processo di sviluppo di questo asset digitale: a sostenerlo, pochi giorni fa, è stato lo stesso Vladimir Putin in una sessione di domande e di risposte con i cittadini russi. Il presidente ha osservato che “per definizione” né la Russia, né alcun altro Paese dovrebbero possedere una criptovaluta nazionale.

In una lunga seduta durata 4 ore, c’è dunque stato spazio anche per il mondo criptovalutario, con il giornalista Artiom Khokholikov che ha domandato a Putin a chiedere un parere su questi asset, affermando che è una questione a cui “tutti i giovani sono interessati”, domandando se la Russia avrà una sua criptovaluta e, nel caso, se sarà controllata dallo Stato.

Partendo dall’argomento centrale, Putin ha osservato che la domanda era in realtà “errata” perché né la Russia, né nessun altro Paese dovrebbe disporre di una propria crittografia. “Se parliamo di criptovaluta parliamo di qualcosa che va oltre i confini nazionali”, ha spiegato il presidente.

Putin ha poi parlato del mining, sottolineando come questa attività non sia regolamentata in Russia. La situazione, tuttavia, cambierà presto con l’adozione di una nuova legislazione attualmente in esame nella Duma. Ha poi sottolineato che le autorità di Mosca hanno un atteggiamento molto “accurato” nei confronti dell’intero ecosistema criptovalutario.

“Nella stragrande maggioranza dei Paesi, la criptovaluta non è uno strumento di particolare riferimento. È parzialmente utilizzata in Giappone, ma in altri Paesi non funziona” – ha ancora detto Vladimir Putin. “Tuttavia”, ha aggiunto Putin cambiando parzialmente tono, “un tale fenomeno ha il suo posto nel mondo, e si sta sviluppando. Dobbiamo analizzare attentamente, osservare cosa sta succedendo e vedere in quale fase e in che modo possiamo partecipare a questo processo e usarlo, tra l’altro, per evitare eventuali restrizioni nella sfera dell’attività finanziaria internazionale”.

Il capo dello stato russo ha dunque toccato un altro argomento che riguarda la comunità criptovalutaria, ovvero il destino del servizio di messaggistica Telegram. I servizi speciali russi sostengono che l’app sia stata utilizzata dai terroristi e hanno richiesto le sue chiavi crittografiche, trovando però l’opposizione del fondatore, l’imprenditore russo Pavel Durov. Secondo i media russi, molti membri della comunità locale di Telegram hanno interpretato i commenti di Putin come un segnale al regolatore delle telecomunicazioni del paese, Roskomnadzor, e al Servizio federale di sicurezza, FSB, al fine di alleviare la pressione sull’operatore.