Dopo la Brexit la Gran Bretagna potrebbe rivolgere le proprie attenzioni alle criptovalute?

La Brexit continua a fare molto paura al mondo finanziario. Ove avvenisse in versione hard, ovvero a seguito di una fuoriuscita senza accordo con l’Unione Europea, come propugnato da Boris Johnson, essa potrebbe andarsi a saldare con altre crisi geopolitiche sino a dar luogo ad una nuova recessione globale. Proprio per questo gli analisti si interrogano su cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro. Tra gli scenari possibili, più di qualcuno sembra puntare su un ruolo molto forte delle criptovalute nel rimodellare e rinvigorire il settore dei servizi finanziari del Regno Unito dopo la Brexit. Tra di essi spicca Nigel Green.

Cosa sta accadendo

Nigel Green è il fondatore e CEO di DeVere Group e proprio in questa veste ha messo l’accento sul ruolo di BTC e Altcoin nella fase immediatamente successiva alla Brexit. Una dichiarazione che prende atto della contrazione dell’economia britannica avvenuta di recente, la prima dopo il referendum del 2016. In una intervista concessa a Coin Rivet, Green afferma che proprio la persistente incertezza seguita alla consultazione popolare avrebbe prodotto danni senza precedenti al settore dei servizi finanziari del Regno Unito, il quale rappresenta circa il 6,5% del PIL complessivo del Paese. Un andamento tale da spingere le aziende di tutto il settore ad adottare misure precauzionali al fine di salvaguardare i propri interessi e che potrebbe intensificarsi in caso di Hard Brexit. Sempre secondo lui, Londra è il più grande e importante hub finanziario del mondo, ma il suo dominio sta venendo meno proprio a causa dell’incertezza in cui sguazza il Paese. La risposta per rinvigorire i servizi finanziari britannici nel post-Brexit potrebbe arrivare proprio dalle criptovalute.

Perché le criptovalute

I motivi che spingerebbero in questa direzione, sempre a detta di Green, sono soprattutto tre:
1) dopo la fuoriuscita dall’UE, il Regno Unito diverrà un corpo estraneo ai protocolli burocratici notoriamente lenti e onerosi del blocco continentale. Per recuperare terreno potrebbe quindi pensare a stabilire le proprie regole e regolamenti al preciso fine di creare un mercato innovativo, favorevole alle imprese e regolamentato in maniera da confergli il massimo di efficienza, sulla stregua di giurisdizioni cripto-friendly come Giappone e Svizzera;
2) le criptovalute, digitali, globali e senza confini, rappresentano il futuro del denaro. A dimostrarlo è la crescente quantità di investimenti al dettaglio e istituzionali nel settore. Se altri Paesi si concentrano sul presente, il Regno Unito dovrebbe mirare al futuro per ricavarsi un vantaggio competitivo. Proprio le divise virtuali potrebbero rivelarsi il terreno ideale per guadagnare sin da oggi una posizione di preminenza;
3) il Regno Unito è già allo stato delle cose un fiorente hub globale per fintech e blockchain. Una posizione che dovrebbe essere capitalizzata in modo da dare nuovo impulso al settore dei servizi finanziari del Paese.
Parole quelle di Green che potrebbero presto diventare oggetti di ampio dibattito in un Regno Unito che si interroga su quale potrà essere il proprio futuro, considerato come la Brexit andrà a recidere il cordone che ha legato il Paese ad una Unione Europea che potrebbe a questo punto considerarlo alla stregua di un competitore cui rendere complicata la vita.