E’ tutto pronto per Africa Blockchain 2019

E’ tutto pronto per Africa Blockchain 2019 - Yoweri Museveni

A Kampala è tutto pronto per Africa Blockchain 2019, la conferenza che avrà luogo in Uganda il 3 e 4 luglio e alla quale è affidato il compito di indicare le strategie che potrebbero permettere al continente africano non colo di supportare quella che ormai da più parti viene definita la quarta rivoluzione industriale, ma anche di diventarne uno dei protagonisti.
Ad aprire i lavori sarà il presidente ugandese Yoweri Museveni, indicato come uno dei più convinti sostenitori della tecnologia Blockchain, proprio in funzione della crescita economica del suo Paese. Una crescita che gli asset digitali potrebbero favorire soprattutto in settori come il fintech, le telecomunicazioni, l’agricoltura e la produzione e trasformazione di materie prime.

Il ruolo di CryptoSavannah

Un ruolo di grande rilievo all’interno di Africa Blockchain 2019 sarà ricoperto da CryptoSavannah, società già nota per le sue proposte tese all’implementazione delle soluzioni tecnologiche destinate a governi e imprese. L’azienda proprio in Uganda ha dato vita ad una partnership con Binance nel corso del 2018, con l’intento di reperire le risorse finanziarie con le quali sovvenzionare la crescita dell’industria nel paese.
Nel presentare la conferenza, il numero uno di CryptoSavannah, Noah Baalesanvu, ha voluto porre con molta forza l’accento sul fatto che il continente nero stia attraversando una fase di grande crescita, cui stanno contribuendo in particolare Paesi come Sud Africa, Kenya e Nigeria.

L’importanza della Blockchain per l’Africa

Mentre Kampala si prepara per la conferenza, ferve il dibattito sulle prospettive che una massiccia adozione della Blockchain potrebbe aprire per l’intero continente, il quale vede come al solito una notevole polarizzazione tra coloro che mostrano grande fiducia e chi invece non si preoccupa di nascondere il suo scetticismo.
Nella prima fazione va ricordato intanto Tedd George, capo del gruppo di ricercatori della togolese Ecobank, il quale indica in Blockchain uno strumento ideale per poter affrontare con successo le gigantesche sfide politiche, sociali ed economiche cui si trova di fronte il continente.
Gli scettici hanno invece sposato la posizione del World Economic Forum, secondo il quale concentrarsi su questa tecnologia potrebbe rivelarsi una pessima scelta, andando a sprecare importanti risorse in esperimenti poco redditizi, comportando peraltro un rallentamento nello sviluppo di soluzioni per problemi più semplici, ma anche più pressanti. In particolare, i critici invitano a tenere nel debito conto  questioni centrali come quella dei costi. Come è noto, infatti, il mining di criptovalute comporta un impiego sempre più rilevante di risorse energetiche che, in un continente ancora privo per due terzi di elettricità, sono praticamente impossibili da reperire senza un piano di infrastrutture adeguato.
Va anche sottolineato come mentre ferve la discussione, in Africa sono già sorte molte startup le quali hanno dato vita a soluzioni basate sulla Blockchain, a partire dalla keniana BitPesa, una piattaforma di pagamenti online a febbraio del 2018 ha acquisito TransferZero, nota azienda spagnola di money transfer, e dalla ghanese BitLand, la quale ha provveduto a sua volta a rendere praticamente immutabile il processo di registrazione degli appezzamenti fondiari. Nomi che sono da considerare la classica punta dell’iceberg.