Facebook vieta pubblicità su criptovalute, ma alcune startup hanno scoperto come aggirare i blocchi

Facebook vieta pubblicità su criptovalute, ma alcune startup hanno scoperto come aggirare i blocchi.

Facebook vieta pubblicità su criptovalute, ma alcune startup hanno scoperto come aggirare i blocchi - facebook adv 1024x683

Come parte integrante dei suoi sforzi per poter tutelare al meglio i propri utenti (un’affermazione che, alla luce di quanto accaduto con Cambridge Analytica, potrà far storcere il naso a molti) Facebook ha qualche settimana fa annunciato che non consentirà più le pubblicità che promuovono gli asset crittografici e le offerte iniziali di monete (ICO) sulle proprie piattaforme social media.

Tuttavia, non ci è voluto poi più di tanto affinché alcuni addetti al marketing potessero elaborare come aggirare i divieti e il sistema di filtraggio sugli annunci di criptovaluta.

Non solo. La parte peggiore di tutto ciò è che il trucco posto in essere è ridicolmente semplice: tutto ciò che serve per aggirare il divieto di crittografia di una piattaforma popolare come Facebook è infatti evitare di utilizzare uno dei termini proibiti. E questo è il motivo per cui alcuni marketer hanno iniziato ad abbreviare strategicamente la parola “criptovaluta” in “c-currency” – e altre varianti simili. Alcuni utenti hanno già fatto ricorso a Reddit per informare gli operatori di questa nuova tattica.

Si noti come non è certo la prima volta che Facebook fa fatica nel bloccare le pubblicità sulle criptovalute sulla propria piattaforma dopo l’annuncio del divieto. Già pochi giorni dopo che la compagnia iniziò a implementare le nuove restrizioni, fu scoperto che alcuni annunci crittografici continuavano in realtà a comparire su Facebook.

Un portavoce della compagnia aveva detto all’epoca (primi di febbraio) che la nuova “politica pubblicitaria” inizierà a prendere piede sulle piattaforme di Facebook solo nelle prossime settimane. In realtà, da allora sono passati quasi due mesi.

Poco dopo il divieto di Facebook, anche Google e Twitter hanno seguito l’esempio, rivelando le loro intenzioni di eliminare le inserzioni legate alla crittografia nei prossimi mesi. Rimane solo da vedere se i loro sistemi di filtraggio saranno migliori o meno di quelli di Facebook…