Faketoshi: per Craig Wright i guai non sono finiti

Faketoshi: per Craig Wright i guai non sono finiti - Peter McCormack

Dopo la sconfitta riportata in tribunale, per Craig Wright, ormai ribattezzato Faketoshi dai detrattori, i guai sembrano tutt’altro che terminati. Dopo aver dovuto accettare il verdetto che ha dato ragione ad Ira Kleiman, a seguito del quale l’unico gestore rimasto in vita o comunque reperibile del Tulip Trust dovrà versare al vincitore circa mezzo milione di Bitcoin (al cambio attuale un valore stimabile intorno ai 5 miliardi di dollari), Wright potrebbe ora essere oggetto di una class action.

Peter McCormack vuole lanciare una class action contro Wright

A ventilare l’ipotesi di lanciare una class action contro Craig Wright, per aver sostenuto di essere proprio lui l’ormai leggendario Satoshi Nakamoto, e contro Calvin Ayre e Jimmy Nguyen, che ne hanno sostenuto la tesi nel corso della vertenza giudiziaria, è stato Peter McCormack, podcaster britannico e conduttore della trasmissione “ What Bitcoin did“. Il motivo di questa class action risiederebbe nel fatto che Craig Wright ha deciso di lanciare BSV (acronimo di Bitcoin Satoshi Vision) su un presupposto ideologico del tutto ingannevole, affermando che la nuova criptovaluta sia quella la quale rispecchia la visione originaria di Nakamoto, nonostante lui non sia affatto Satoshi, come del resto riconosciuto dal verdetto della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida. Una circostanza tale da influenzare in maniera errata un gran numero di persone, secondo Peter McCormack.

Le reazioni alla proposta

Come è stata accolta la proposta di McCormack? In maniera abbastanza variegata, se si pensa che se molti hanno dichiarato il loro appoggio alla sua iniziativa, altri l’hanno invece bollata come una sorta di aiuto allo stesso Craig Wright, il quale potrebbe in tal modo vedersi regalare altra notorietà a buon mercato.
Altri osservatori hanno invece visto nella mossa di McCormack un ulteriore modo di rivalersi contro lo stesso Wright, con il quale è in piedi una causa per diffamazione.

Una vicenda che sembra destinata a far discutere ancora

Chi pensava che la decisione finale sulla reale identità di Satoshi Nakamoto da parte della giustizia potesse porre la parola fine sulla vicenda, sembra destinato ad essere smentito dai fatti. Anche perché sulla storia pesano altre incognite, come appunto quella legata alle ripercussioni che potrebbero andare a colpire nel prossimo futuro BSV, la divisa virtuale lanciata da Craig Wright e la cui mission, almeno stando alle dichiarazioni del suo inventore, era proprio quelle di riuscire a dare vita ad una sorta di duplicato del Bitcoin in grado non solo di superarne le problematiche di carattere tecnico, in particolare quelle in termini di scalabilità e stabilità, ma anche di esprimere in maniera più compiuta la visione originaria del suo fondatore.
Il problema posto dalla sentenza è in pratica il seguente: se Craig Wright non è Satoshi Nakamoto, chi può assicurare che BSV sia stato costruito seguendone le intenzioni iniziali e non invece al semplice scopo di dare vita ad una semplice speculazione? Come si può facilmente capire, la sentenza giudiziaria potrebbe non essere l’ultimo atto della vicenda, ma solo una semplice tappa della stessa.