In arrivo la task force del G7 per regolamentare le criptovalute

In arrivo la task force del G7 per regolamentare le criptovalute - cryptocurrency

Il rinnovato slancio delle criptovalute e l’arrivo di Libra, la divisa digitale di Facebook ormai prossima all’esordio dopo la pubblicazione del suo White Paper, hanno naturalmente riaperto il dibattito sui destini del settore. Un dibattito che interessa anche la politica, considerato come gli asset digitali si propongano di operare al di fuori dei confini delineati dalle autorità monetarie, destando perciò notevole preoccupazione in particolare presso chi deve difendere interessi ormai consolidati.
La parola d’ordine in questo momento è sicuramente “regolamentazione”, che però viene spesso intesa in maniera diversa dai proponenti. Se dall’interno dell’economia digitale si riconosce la necessità di regolamentare gli asset digitali per offrire più sicurezza e stabilità agli utenti, la politica sembra invece più propensa a varare regole in grado di ingabbiare le divise virtuali e riportarle sotto il controllo delle istituzioni centrali.

Il G7 propone una task force

L’ultima proposta in tema di regolamentazione, per ora, arriva dal G7, il quale sta pianificando il varo di una speciale task force, cui affidare il compito di definire un quadro di regole in grado di consentire alle banche centrali di stabilire il loro controllo sulle criptovalute, con un duplice scopo: proteggere i consumatori dai possibili abusi (in particolare in tema di dati) ed impedire che le monete virtuali possano diventare uno strumento per l’economia criminale.
E’ stato Francois Villeroy de Galhau, attuale governatore della Banca di Francia, ad affermare che l’intento di una proposta simile sarebbe quello di lasciare una porta aperta all’innovazione, cercando al contempo di introdurre norme ben definite e in grado di contrastare pratiche opache o apertamente criminali.
A guidare la task force sarà Benoit Coeure, attualmente membro del consiglio d’amministrazione della Banca Centrale Europea, cui spetterà quindi l’onore e l’onere di proporre soluzioni le quali non suonino come un tentativo di controllare uno strumento che molti continuano a guardare con aperto sospetto.

Il parere della Reserve Bank of Australia

Tra coloro che non sembrano temere eccessivamente il peso sempre più visibile delle criptovalute, spicca il parere espresso dalla Reserve Bank of Australia (RBA), la quale ha proprio di recente pubblicato un report per fare il punto sul settore delle monete virtuali. Lo studio ha in pratica escluso che gli asset digitali possano trovare un impiego su larga scala nel Paese, almeno sin quando il sistema finanziario locale riuscirà a fornire risposte di qualità.
Altro motivo il quale dovrebbe fare da argine alle criptovalute dovrebbe poi essere proprio il dollaro australiano, soprattutto se dovesse continuare a proporsi come una riserva di valore affidabile e ad essere caratterizzato da un basso tasso d’inflazione. Qualità che rapportate alla volatilità mostrata dalle divise virtuali come il Bitcoin, dovrebbero spingere i cittadini australiani a non avventurarsi in un territorio che si presenta logicamente non privo di rischi.
Al fine di cautelarsi, comunque, l’Australia, proprio nel maggio di quest’anno ha pubblicato tramite la Australian Securities and Investment Commission, l’organo delegato alla regolamentazione del mercato dei titoli azionari, una serie di linee guida per criptovalute e Initial Coin Offering (ICO).