La Consob si appresta a regolamentare le ICO

Le ICO (Initial Coin Offering) sono uno dei fronti più critici per la reputazione degli asset digitali. Nel passato, infatti, proprio esse si sono rivelate lo strumento ideale per truffare una grande massa di investitori, come può del resto essere rilevato consultando il report elaborato da Kaspersky Lab nel 2018.

Lo studio in questione, infatti, aveva svelato come i criminali informatici siano soliti ingannare i potenziali investori mettendo a punto siti web fasulli in grado di riprodurre fedelmente le pagine online di ICO ufficiali, oppure cercando di ottenere l’accesso ai loro contatti, per poi inviare una email di phishing con il numero di un portafoglio digitale al quale dovrebbero essere inviate le divise digitali acquisite. 

Oltre a questa modalità con cui operano gli hacker, gli investitori devono però anche prestare attenzione alla stessa qualità delle ICO, che non di rado sono progetti del tutto aleatori varati con il preciso intento di calamitare fondi e poi sparire rapidamente dalla scena

Proprio per questo motivo le istituzioni monetarie e finanziarie dei vari Paesi si stanno muovendo con sempre maggior energia, al fine di elaborare normative in grado di disciplinare il settore e dare di conseguenza a chi vuole investirci un ecosistema favorevole almeno sotto il profilo della sicurezza. Come sta facendo la Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), ovvero l’autorità delegata al controllo dei mercati finanziari italiani.

La chiusura della consultazione pubblica

Proprio nei giorni passati, infatti, è terminata la consultazione pubblica che era stata avviata il 19 marzo scorso al fine di regolamentare a livello domestico le ICO, la successiva fase di scambio e la negoziazione delle attività collegate. Una consultazione la quale ha avuto luogo in un momento in cui proprio le ICO sembrano scontare alcuni vizi del passato, facendo registrare una contrazione iniziata dal secondo semestre del 2018 e non ancora terminata. Al momento i capitali raccolti con le ICO nel primo trimetre del 2019 risulterebbero ammontare a circa 575 milioni di dollari, mentre la capitalizzazione globale del mercato delle cryptocurrency è stata stimata da Banca d’Italia ai primi di marzo 2019 intorno ai 130 miliardi di dollari.

Proprio per cercare di evitare agli investitori pericoli troppo elevati, la Consob ha quindi predisposto un sandbox  in deroga al sistema regolamentare ordinario dei prodotti finanziari il quale potrebbe garantire una disciplina semplificata ove si realizzassero determinate condizioni.

Per effetto di quanto disposto, verrebbero ad essere sottoposte a intensa vigilanza non solo le piattaforme, ma anche gli exchange imponendo uno stretto collegamento tra di esse e le piattaforme di offerta.
Al di là delle questioni tecniche che dovranno essere approfondite nell’immediato futuro, va comunque rimarcato che l’iniziativa in questione sembra iniziare a dare una risposta alle esigenze provenienti dalle aziende nate anche nel nostro Paese con l’intento di impegnarsi in un settore considerato molto promettente. Una risposta tesa in particolare a regolamentare quelle ICO che negli anni passati hanno rischiato di far deragliare l’intero comparto, proprio per i comportamenti opachi o apertamente truffaldini messi in campo da alcuni operatori.

La guida di Kaspersky contro le truffe

In attesa di una prossima regolamentazione a livello europeo del fenomeno ICO, va comunque ancora una volta ricordato come per gli investitori sia comunque possibile difendersi dalle truffe o scansare le trappole disseminate da alcune proposte che hanno il solo scopo di attrarre capitali da far sparire a vantaggio dei soggetti implicati. Il modo per farlo è stato indicato proprio da Kaspersky in una guida composta da alcuni punti ben precisi:
1) trattare con diffidenza le offerte troppo allettanti per poter essere reali, in quanto “nessun pranzo può essere gratuito” quando si parla di affari;
2) prima di investire in un progetto occorre consultarne le fonti ufficiali al fine di avere informazioni. Nel caso delle ICO la fonte cui abbeverarsi è il White Paper, ove possono essere reperiti i dati sull’azienda proponente e sul gruppo chiamato a sviluppare il piano aziendale;
3) occorre poi verificare che il portafoglio digitale verso il quale si stanno pianificando gli investimenti non sia collegato a terze parti, compito il quale può essere reso notevolmente più facile usufruendo di siti come etherscan.io e blockchain.info;
4)  infine occorre controllare sempre gli indirizzi e i dati del collegamento ipertestuale nella barra degli indirizzi del browser, per poi salvare l’indirizzo del proprio e-wallet in una scheda a parte. Proprio da lì sarà importante accedere in modo da evitare di commettere errori di battitura nella barra degli indirizzi che potrebbero infine condurre al sito approntato per il phishing.