La Malaysia vuole combattere i titoli di studio falsi con la blockchain

Combattere la falsificazione dei titoli di studio utilizzando la potenzialità della tecnologia blockchain: questo è intento espresso dal governo malese di fronte ad un problema che sta diventando sempre più rilevante. Lo strumento per porre rimedio ad una pratica che sta mettendo in difficoltà il sistema di istruzione superiore del Paese sud-orientale è E-Skrol, un’applicazione progettata per poter girare sulla blockchain NEM e grazie alla quale sarà possibile verificare l’autenticità dei titoli di studio in modo facile e immediato.
Ad annunciarlo è stata l’agenzia di stampa locale Bernama, secondo la quale il Ministero della Pubblica Istruzione malese metterà l’applicazione a disposizione di tutti gli atenei dislocati lungo il territorio nazionale.

I motivi alla base della decisione

A giustificare la mossa è stato Maszlee Malik,  il Ministro dell’Istruzione, secondo il quale la questione dei falsi laureati sta avendo un impatto negativo sul sistema di istruzione superiore malese, gettando discredito sullo stesso e sulle università pubbliche malesi. Grazie a E-Skrol, questa usanza potrà essere stroncata, permettendo a chiunque, ovunque si trovi, di provvedere ad una rapida verifica della realtà. Basterà infatti sottoporre a scansione il codice QR stampato sui certificati per verificare l’autenticità dei dati, tra cui quelli anagrafici e la data del conseguimento della laurea.

Malaysia e criptovalute

La decisione in questione conferma la politica sinora portata avanti dal governo malese, improntata su una certa prudenza nei confronti delle criptovalute, ma sulla massima attenzione per la blockchain. Proprio nel recente mese di giugno, infatti, è stato lanciato un programma di visto lavorativo rivolto agli specialisti blockchain di ogni parte del globo. Il fine dell’’iniziativa è di attirare professionisti stranieri in modo da poter fornire una serie di servizi o svolgere la propria formazione presso una delle aziende malesi che operano nel settore. I professionisti in questione godranno di un visto temporaneo valido per un anno e potranno risultare utili per favorire lo sviluppo di progetti utili ad una crescita della Malesia.
Per quanto concerne le divise virtuali, è stato Lim Guan Eng, il ministro delle finanze della Malaysia, a mettere invece sull’avviso le persone e le aziende che intendono rilasciare nuove criptovalute, mediante ICO. Lo ha fatto nel corso di un’audizione presso il parlamento e con una serie di dichiarazioni successive, consigliando di attendere la guida legale della Bank Negara Malaysia, la banca centrale del Paese, prima di procedere in tal senso. Evidente quindi l’intento di consentire la legalizzazione delle criptovalute nel Paese, ma anche una loro rigida regolamentazione.

Il progetto Malacca

Una prudenza che però non ha impedito al governo malese di aderire al progetto, finanziato dalla Cina, di dare vita ad una città interamente basata sui registri distribuiti, il quale prevede la realizzazione di un’apposita piattaforma, denominata DMI, cui sarà affidato il compito di supportare il token nativo, DMI Coin. Si tratta in pratica di una criptovaluta che sarà utilizzata per il pagamento dei servizi governativi all’interno della città, offerta mediante un exchange in modo da consentire anche ai turisti di scambiare il proprio denaro fiat per DMI Coin.