La NSA lavora ad una sua criptovaluta

La NSA lavora ad una sua criptovaluta - National Security Agency

La National Security Agency (NSA) sarebbe sul punto di varare una sua criptovaluta. A dichiararlo è stata Ann Neuberger, direttrice del Cybersecurity Directorate della stessa agenzia, la quale ha poi aggiunto che si tratterebbe di una moneta virtuale “quantum resistant”, ovvero ideata al preciso intento di riuscire a resistere ad ipotetici attacchi che fossero portati avanti con l’utilizzo di computer quantistici. Secondo alcuni specialisti proprio questi dispositivi, dotati di grande capacità di calcolo, rappresentano una minaccia per le criptovalute attualmente esistenti.

Cos’è il Cybersecurity Directorate

Il Cybersecurity Directorate è il dipartimento appositamente istituito nel mese di luglio all’interno della NSA al fine di prevenire le minacce ai sistemi di sicurezza informatica nazionale ed alla base industriale della difesa del paese, impedendo che esse possano ripetersi. Si tratta in pratica di un passo in avanti della stessa agenzia in direzione di un settore, quello della cybersicurezza, che era già in precedenza stato indicato come obiettivo strategico. Già da oltre un anno, infatti, la NSA aveva iniziato ad occuparsi di asset digitali e tecnologia Blockchain, attivando una intensa attività di raccolta dati sui loro utilizzatori.

Secondo alcune ipotesi ci sarebbe proprio l’NSA dietro il Bitcoin

Già nel passato alcuni rumors hanno indicato proprio nella National Security Agency l’ente implicato nella creazione del Bitcoin. Le voci circolate al riguardo vorrebbero che Satoshi Nakamoto, l’alias dietro cui si cela la vera identità del creatore di BTC, abbia collaborato con l’agenzia, mentre secondo altri le tecnologie usate per il varo della regina delle criptovalute sarebbero state create e sviluppate all’interno della NSA.
Teorie alternative, ma non troppo, rispetto a quanto dichiarato da Natalya Kasperskaya, cofondatrice della famosa casa di cybersecurity russa, secondo la quale BTC non sarebbe altro che una mossa della CIA tesa a finanziare attività di spionaggio fuori dai confini statali senza dover sottoporre le proprie azioni al vaglio del Congresso.

Serve realmente una nuova criptovaluta di questo genere?

Il progetto messo in campo dalla NSA ha naturalmente destato interesse, proprio perché da più parti si sono elevati allarmi relativi alla pericolosità di attacchi alle monete digitali portati avanti tramite utilizzo di computer quantistici. Si tratta di dispositivi attualmente poco diffusi, solitamente presso istituzioni o aziende interessate ad avere una maggiore potenza di calcolo, ma che in futuro potrebbero aumentare la loro penetrazione. Proprio la maggiore potenza di calcolo che riescono ad assicurare li rende dispositivi potenzialmente pericolosi, adatti ad essere utilizzati in particolare contro le criptovalute.
Proprio a questo proposito, però, alcuni esperti affermano che proprio il Bitcoin sarebbe in possesso delle caratteristiche ideali per poter agevolmente resistere ad attacchi portati avanti in questo modo. La domanda che ne consegue, è quindi la seguente: serve realmente una moneta digitale come quella prospettata dall’NSA, ovvero quantum resistant? Forse no, ma una mossa simile dimostra la volontà da parte degli apparati di sicurezza statunitensi di testare tecnologie che potrebbero rivelarsi preziose in svariate attività e magari iniziare a capire i reali pericoli insiti in quelle legate al mondo degli asset digitali. Le stesse che secondo molti osservatori sono in grado di aiutare non poco l’economia criminale.