L’embargo statunitense sembra spingere l’Iran verso il varo della sua criptovaluta

La politica sanzionatoria degli Stati Uniti ai danni dell’Iran si sta inasprendo sempre di più, spingendo di conseguenza Teheran a predisporre le sue contromisure. Nel corso delle ultime ore, infatti, anche LocalBitcoins, il famoso exchamge di valute peer-to-peer, ha dichiarato la sua pratica impossibilità a servire gli utenti che vivono nel Paese mediorientale. Una decisione che, stando almeno a quanto rivelato da una fonte, sarebbe originata dalla necessità di garantire la conformità dell’exchange con le regole vigenti in Finlandia, dove è ubicata la sua sede principale, ma che in molti hanno collegato alla volontà di non entrare nel mirino del governo statunitense

LocalBitcoins è solo l’ultimo anello, per ora

LocalBitcoins è in pratica soltanto l’ultimo anello di una catena cui già aderivano ad esempio Coinbase (vedi la guida a Coinbase) e Binance, che lo avevano preceduto in tal senso e che sta mettendo in notevole difficoltà l’Iran. Già alla fine del 2018, infatti, il fornitore di servizi interbancari belga Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) aveva provveduto ad annunciare la decisione di eliminare le banche iraniane dal suo sistema di messaggistica finanziaria. Una decisione la quale in pratica impediva al Paese asiatico di eseguire servizi bancari al di fuori dei propri confini e che è stata considerata da molti analisti la goccia in grado di far traboccare il vaso.

L’Iran sulle orme del Venezuela

Come già accaduto nel caso del Venezuela, altro Paese sottoposto a embargo dagli Stati Uniti, la risposta delle autorità locali si è indirizzata verso il varo di una propria divisa virtuale, cui è affidato il compito di aggirare le sanzioni, per quanto possibile.
Occorre peraltro sottolineare come questa decisione vada ad assumere le sembianze di un vero e proprio cambio di rotta, considerato come per molto tempo le autorità governative iraniane abbiano mostrato tutta la loro contrarietà alle criptovalute.
Ad assumere il compito di sviluppare il progetto, su incarico della banca iraniana Apex, è stato l’Informatics Service Corporation (ISC), il cui amministratore delegato ha dichiarato che la Banca centrale iraniana emetterebbe la valuta virtuale, rilasciandola nella sua prima fase alle banche commerciali con l’evidenter scopo di permettere loro di utilizzarla alla stregua di strumento di pagamento e per gli accordi bancari. Come nel caso del Petro, però, analisti ed esperti ritengono che in realtà non si tratterebbe di una vera e propria divisa virtuale, mancandole alcuni dei requisiti da sempre indicati necessari per poterlo essere effettivamente, ovvero la decentralizzazione della rete e i profili di anonimato tesi a garantire la privacy degli utenti.

Il primo passo: Peyman

Intanto, però, l’ipotesi di una criptovaluta iraniana è sempre più concreta, anche alla luce del lancio di Peyman, la divisa virtuale lanciata a gennaio da Parsian Bank, Bank Pasargad, Bank Melli Iran e Bank Mellat in collaborazione con Ghoghnoos Company. Una mossa arrivata ad appena una settimana dalla pubblicazione delle linee guida relative agli asset digitali che nelle intenzioni delle autorità monetarie persiane potranno essere utilizzati nel Paese, non senza alcune restrizioni. Tra di esse va ricordato ad esempio quello che impedirà l’utilizzo di Bitcoin come strumento di pagamento, mentre tra le restrizioni occorre sottolineare il limite massimo di valore in cryptocurrency che può essere detenuto da ogni singolo cittadino. Inoltre sarà possibile l’offerta iniziale di monete (ICO), lo scambio di token, il mining e la detenzione di wallett, ovvero i portafogli digitali delegati a contenere le monete detenute.

Quale sarà la risposta di Trump?

Alla luce di quanto sta accadendo, resta ora da capire la portata della risposta che Donald Trump vorrà dare alla mossa di Teheran. Dopo aver deciso di non rinnovare, alla loro scadenza all’inizio di maggio, le esenzioni per l’import di petrolio iraniano che riguardavano anche l’Italia, il Presidente degli Stati Uniti non può per ora procedere alla messa fuori legge di una criptovaluta che non esiste, come accaduto invece nel caso del Petro. Secondo gli esperti, comunque, per assistere ad una mossa del genere sarà solo necessario attendere l’esordio sui mercati della divisa digitale dell’Iran.