Lo spettro della recessione aleggia sulle criptovalute

Lo spettro della recessione aleggia sulle criptovalute - Bitcoin sell

Alcuni segnali non positivi hanno rilanciato nel corso delle ultime settimane l’ipotesi di una nuova recessione. Una ipotesi che, alla luce di quanto accaduto negli anni successivi al 2008, ovvero allo scoppio della bolla dei mutui Subprime e conseguente gelata dell’economia mondiale, terrorizza letteralmente le istituzioni politiche di tutto il mondo. La discussione che ne è nata interessa anche le criptovalute, in quanto sono in molti a considerarle una possibile risposta alla mancanza di fiducia verso i sistemi finanziari tradizionali.

La bomba rappresentata da Deutsche Bank

Se nel 2008 la scossa tellurica si è propagata dagli Stati Uniti al resto del mondo, lasciando sul terreno tra gli altri Lehman Brothers, la quarta banca d’affari del Paese, stavolta potrebbe essere la Germania l’epicentro di un nuovo terremoto. In particolare sono in molti ad indicare in Deutsche Bank una vera e propria mina posta nel cuore del sistema finanziario globale. A rendere concreta questa ipotesi è un semplice dato: l’istituto bancario tedesco è gravato dalla detenzione di derivati equivalenti a 15 volte il PIL della Germania.

Se è vero che anche altre banche sono oberate da una grande quantità di titoli tossici, a partire da Barclays (40,48 trilioni di dollari), JPMorgan con 40,34 e Citigroup (38,4), è anche vero che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna possono procedere a contromosse, sotto forma di ristrutturazioni e nazionalizzazioni, in grado di neutralizzare il pericolo che alla Germania sono assolutamente vietate, a meno di non riscrivere del tutto le regole dell’UE. Proprio per questo gli ambienti finanziari globali guardano con aperto terrore al cuore dell’Europa, anche dopo il piano ristrutturazione presentato dalla banca teutonica..

Cosa accadrebbe a Bitcoin e Altcoin in caso di recessione?

La domanda che si pongono molti analisti, contemplando l’ipotesi di una nuova recessione, non può che essere la seguente: cosa accadrebbe agli asset digitali ove il ciclo economico e finanziario creasse uno scompiglio tale da spingere risparmiatori e speculatori a cercare alternative su cui investire?

Una prima risposta in tal senso la fornisce Jemma Green, cofondatrice e presidente di Power Ledger, affermando che una corrente di sfiducia verso conti correnti, azioni e altri strumenti della finanza tradizionale, potrebbe spingere molti in direzione di quelle criptovalute che sono ormai considerate alla stregua di un rifugio abbastanza sicuro, partendo naturalmente dal Bitcoin vedi come comprare bitcoin.

Una tesi che però non convince Leigh Travers, il CEO di Digital X, secondo il quale nei momenti di recessione tutti gli asset, compresi quelli considerati beni rifugio, sono oggetto di massicce vendite. Come in effetti è accaduto all’oro, nel periodo tra marzo e novembre del 2008, quando il suo prezzo calò da 31,633 a 23,802 dollari.

Il ruolo del dollaro

Altro fattore da prendere è poi quello rappresentato dal dollaro, il quale potrebbe costituire una alternativa allettante. Anche in questo caso è quanto accaduto nel 2008, nel periodo tra agosto e ottobre, a costituire motivo di riflessione. In quel lasso di tempo, infatti, il biglietto verde si rivalutò del 15,5%, dimostrando come in fondo non tutti gli scenari, in caso di una crisi di portata globale, siano effettivamente prevedibili.