Maduro ordina al Banco de Venezuela di accettare il Petro

Maduro ordina al Banco de Venezuela di accettare il Petro - Nicolas Maduro

Il Venezuela è uno dei Paesi che hanno deciso di percorrere la strada delle criptovalute con il preciso intento di bypassare l’embargo messo in atto dagli Stati Uniti e di contrastare l’iperinflazione che affligge la moneta nazionale, il bolivar. Lo ha fatto adottando il Petro, divisa digitale garantita dalle immense riserve petrolifere e minerarie del Paese, che però ha sinora incontrato notevoli difficoltà ad imporsi sui mercati, anche a causa di una serie di limiti tecnici di non poco  conto.

La mossa di Maduro

Secondo un tweet postato nei giorni passati, il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro avrebbe ordinato di aprire sportelli per il Petro in tutte le filiali del Banco de Venezuela. Una direttiva arrivata a contorno del decimo anniversario della nazionalizzazione della banca, la più importante del Paese sudamericano.
Una mossa la quale è stata interpretata proprio alla stregua di un tentativo di rinvigorire la divisa virtuale e che si accompagna ad un provvedimento che si preannuncia molto importante, quello in base al quale sono stati stanziati 924 milioni di bolivar, equivalenti a circa 92,5 milioni di dollari, a favore della Digital Bank of Youth and Students, finalizzati all’apertura di un milione di wallet Petro per i giovani del paese. Provvedimento che è stato salutato con grande favore dalla National Cryptocurrency Association del Venezuela nella persona del suo presidente, José Angel Alvarez, secondo il quale la decisione di dare vita ad una economia ibrida sarebbe non solo coraggiosa, ma anche corretta.

I motivi del provvedimento

Come abbiamo già ricordato, Petro rappresenta un tentativo del governo chavista di scansare almeno in parte le conseguenze dell’embargo statunitense. Un tentativo che però sin dagli inizi ha mostrato notevoli difficoltà: da un lato il governo statunitense ha associato la criptovaluta al blocco in atto verso i beni venezuelani, mentre dall’altro anche l’economia digitale ha mostrato segnali di rigetto simboleggiati dal rifiuto di molti exchange ad includerla nel proprio paniere.
Ad aggravare i suoi problemi hanno poi concorso le stesse opposizioni venezuelane, le quali hanno affermato con forza come proprio la decisione di garantire il Petro con le riserve petrolifere lo metterebbe in contrasto con la legge nazionale sugli idrocarburi, la quale stabilisce l’impossibilità di utilizzare il greggio al fine di prestare garanzie a terzi. Inoltre le stesse opposizioni ove riuscissero a scalzare Maduro dalla presidenza, potrebbero decidere di non riconoscere i debiti contratti tramite il Petro, operazione molto rischiosa, in quanto andrebbe ad azzerare la credibilità del sistema Paese, ma che non può essere esclusa in partenza.

La Russia sullo sfondo

In una situazione ancora molto confusa va poi ricordato il ruolo svolto nella vicenda dalla Russia, che sembra disposta ad appoggiare lo chavismo con estrema decisione. Se all’epoca dell’emissione del Petro si erano rincorse le voci secondo le quali proprio i russi avevano partecipato al gruppo di lavoro che aveva varato la criptovaluta, poche settimane fa si sono invece succeduti i rumors secondo i quali il Venezuela potrebbe siglare accordi commerciali con la Russia utilizzando il rublo al posto del dollaro.