Ron Paul ribadisce il suo sostegno alle criptovalute

Se Donald Trump non fa praticamente nulla per cercare di nascondere la sua palese contrarietà agli asset digitali, nelle file dello stesso Partito Repubblicano degli Stati Uniti si erge come contraltare all’attuale inquilino della Casa Bianca quel Ron Paul che invece ormai da tempo ha dichiarato il suo sostegno alle monete virtuali.
Una posizione non nuova e ribadita nelle ultime ore nel corso di una intervista rilasciata a CNBC, destinata ad essere vagliata con una certa attenzione da analisti e addetti ai lavori, alla luce del notevole prestigio di cui gode il Congressman del Texas. 

Chi è Ron Paul

Ron Paul è stato più volte candidato alle presidenziali degli Stati Uniti e attualmente presiede la commissione Affari Monetari della Camera dei Rappresentanti. Esponente di punta della corrente libertaria e non interventista del suo partito, si oppone in particolare ai Neocon e a qualsiasi tentativo da lui interpretato come un attentato alla Costituzione. Particolarmente interessanti le sue posizioni di politica monetaria, in particolare quelle contrarie alla Federal Reserve, ritenuto un organo incostituzionale, e favorevoli invece al ripristino del sistema aureo.
Per quanto concerne invece gli asset digitali, già nel corso del 2014 Ron Paul ha provveduto a rendere pubblico il suo convinto sostegno alle divise virtuali, ritenendo il dollaro destinato a sparire, come è già successo ad altre valute. Una sparizione che però non avverrà per la concorrenza di euro o yen, ritenute valute deboli, bensì proprio delle criptovalute.

Cosa ha detto Ron Paul

Nell’intervista alla CNBC, Ron Paul ha esordito ribadendo il suo apprezzamento per le cryptocurrency già espresso in precedenza. Un appeal derivante dal fatto che proprio grazie ad esse è possibile prefigurare una aperta competizione tra divise che potrebbe andare a vantaggio dell’intera società. Tanto da spingerlo a dichiararsi totalmente favorevole alla decentralizzazione di cui esse sono fautrici, sino a limitare l’intervento dei governi al puro scopo di ridurre il pericolo di frodi o il loro utilizzo in qualità di strumenti per l’economia criminale. Ciò che le istituzioni politiche e monetarie dovrebbero garantire, secondo Paul è la liberta di scelta dei consumatori, senza andare ad appesantire il settore con una serie di vincoli i quali potrebbero infine rivelarsi un danno.
Proprio questa è la parte più interessante dell’intervista, in quanto scava un vero e proprio fossato con le dichiarazioni provenienti da altre parti della politica, ove invece si tende a cercare di stabilire una rigida serie di paletti in cui le monete digitali dovrebbero muoversi. Basti pensare ad esempio alle ripetute richieste di regolamentazione avanzate dalle banche centrali o ai propositi abbastanza bellicosi evidenziati dalla Commissione dei Servizi Finanziari della Camera, guidata da Maxine Waters, testimoniati dalla richiesta elevata nei confronti di Facebook affinché l’azienda di Menlo Park sospenda i piani che dovrebbero portare all’avvento di Libra nel 2020. Posizioni che sembrano fatte apposta per piacere ai fautori dell’economia digitale, che proprio della decentralizzazione fanno uno dei punti qualificanti in grado di promuovere l’utilità di Bitcoin e degli altri asset digitali destinati a rimanere sul campo nei prossimi anni.