Secondo Technology Review gli asset digitali potrebbero rianimare l’economia argentina

Secondo Technology Review gli asset digitali potrebbero rianimare l’economia argentina - Buenos Aires

In Argentina ormai da tempo è tornata ad affacciarsi l’ombra della crisi economica del 2001, quella che spinse il Paese al default l’anno successivo. Le dosi massicce di liberismo immesse da Mauricio Macri nei tre anni intercorsi dalla sua elezione alla presidenza e la decisione di disancorare il peso dal dollaro non hanno sortito gli effetti sperati e, anzi, hanno notevolmente peggiorato le condizioni popolari, dando vita a notevoli proteste di piazza guidate dai sindacati, in particolare dopo il taglio dei sussidi all’acquisto di carburante, i quali da soli valgono più del 10% della spesa pubblica.
Proprio per questo anche nel Paese si è andata consolidando la discussione sulle criptovalute, viste da molti come una possibile, anche se parziale soluzione al problema dell’eccessiva inflazione. In particolare a puntare sulla criptoeconomia sotto tale veste è stata la Technology Review, la rivista pubblicata dal Massachusetts institute of technology (Mit) di Boston.

Criptovalute al posto dei dollari?

Al fine di proteggersi dall’inflazione, gli argentini continuano a collezionare dollari, che vengono poi conservati in casa. Un modo di risparmiare poco sicuro e scarsamente conveniente che potrebbe essere sostituito dall’investimento nella criptoeconomia.
A favorire questo cambiamento di paradigma potrebbe essere anche il favore mostrato dal governo di Buenos Aires nei confronti delle divise virtuali, testimoniato dall’accordo con Binance Labs, società collegata al famoso exchange di criptovalute. Grazie ad esso, infatti, la capitale è stata selezionata in qualità di hub regionale per il Programma di incubazione di Binance Labs per l’America Latina, entrato dal marzo di quest’anno nel suo secondo anno di vita.

Il ruolo di Ripio

Un altro exchange di criptovalute, Ripio, che già vanta oltre 300mila utenti tra Argentina, Brasile e Messico si è intanto attivato nei confini statali, offrendo agli argentini l’opportunità di scambiare criptovaluta e un portafoglio software in cui archiviare le risorse digitali ottenute per questa via. Inoltre, come ricorda, Technology Review, ha anche provveduto a lanciare un servizio che utilizza i cosiddetti smart contract, ovvero i programmi informatici basati su blockchain i quali offrono la possibilità di automatizzare complicate transazioni finanziarie, andando infine a facilitare il prestito peer-to-peer, ovvero quel social lending che si sta ricavando uno spazio sempre maggiore a danno del credito tradizionale. Basato sulla blockchain di Ethereum, Ripio permette in pratica agli argentini di ottenere prestiti in valuta locale senza essere obbligati a versare commissioni sempre più salate alle banche.

Una stablecoin può essere la soluzione migliore?

Come abbiamo visto, quindi, la criptoeconomia potrebbe rappresentare una possibile e parziale soluzione alla crisi economica argentina. A patto però di non puntare su un asset volatile come il Bitcoin, ma su opzioni meno sottoposte agli sbalzi che caratterizzano BTC.
Anche in questo caso è Ripio a poter venire in aiuto del Paese sudamericano. L’exchange, infatti, nel novembre passato ha aggiunto al suo paniere di prodotti digitali Dai, una stablecoin i cui complessi meccanismi, basati sugli smart contract della blockchain di Ethereum, le permettono di restare ancorata al dollaro. Una soluzione quindi ideale per andare incontro alla voglia di stabilità degli argentini.