Bruno Le Maire alza il muro contro Libra?

Come era facilmente prevedibile, l’accelerazione imposta dalla pubblicazione del White Paper di Libra sta suscitando non poche fibrillazioni nel mondo politico. Dopo il tweet di Maxine Walters, autorevole membro del Congresso statunitense, ora è la volta di Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia e delle Finanze di Parigi, a pronunciarsi sulla nuova criptovaluta di Facebook. Con toni peraltro non molto concilianti verso la creazione del social network di Menlo Park.  

Le parole di Le Maire

Le dichiarazioni di Le Maire sono state rese nel corso di una trasmissione radiofonica, Europe 1, e sembrano non lasciare dubbi sul giudizio negativo rilasciato al proposito di Libra. Secondo l’esponente governativo transalpino, infatti, la divisa virtuale di Facebook non può e non deve diventare una moneta sovrana. Come invece potrebbe fare proprio a causa di una serie di caratteristiche che la portano a sfidare in maniera del tutto naturale le prerogative statali conferendo poteri eccessivi a quella che rimane un’azienda privata.
Inoltre, Le Maire ha voluto ancora una volta mettere l’accento sul fatto che le monete virtuali rischiano di essere lo strumento perfetto per agevolare non solo l’economia illegale, ma anche le attività terroristiche.
Non poteva poi mancare il richiamo alle vicende che hanno visto coinvolto il social network di Mark Zuckerberg, ovvero l’accumulazione di dati riguardanti i consumatori, che potrebbe ripetersi proprio con la diffusione di Libra. Tanto da spingere il ministro francese a chiedere controlli più stringenti sui colossi del mondo digitale proprio al fine di evitare che possano debordare dalle loro prerogative.

Da critico a sostenitore degli asset digitali

Non è la prima volta che Le Maire fa sentire la sua voce sulla questione degli asset digitali. Dopo essere stato a lungo una voce molto critica, a metà del 2018 aveva però destato una certa meraviglia quando aveva confessato di essersi tramutato in un sostenitore delle divise virtuali. Tanto da affermare la sua volontà di fare della Francia  il paese leader in Europa per quanto riguarda Blockchain e criptovalute.
Una evoluzione abbastanza stupefacente alla luce di una serie di dichiarazioni pubbliche nettamente critiche verso l’economia digitale, come quella secondo la quale il Bitcoin poteva rivelarsi uno strumento ideale per favorire pratiche illegali, oltre a prestarsi alla perfezione per intenti puramente speculativi.
Parole cui aveva peraltro fatto seguire i fatti, con il varo di un osservatorio sulla creazione attribuita a Satoshi Nakamoto, a capo del quale aveva indicato un ex vice governatore della Banca di Francia, il quale a sua volta non aveva lesinato critiche sul Bitcoin.
Inoltre lo stesso Le Maire si era fatto promotore di una sorta di asse franco-tedesco teso a dare vita ad una stringente legislazione tra i paesi membri del G20, con il preciso intento di porre una serie di paletti in grado di depotenziarne le velleità di indipendenza dalle autorità politiche e monetarie. Intento che non gli aveva impedito allo stesso tempo di mostrare un interesse sempre più elevato per gli asset digitali sino a dichiararsi contrario alla proposta di tassare le valute virtuali alla stregua di metalli preziosi.