I contribuenti brasiliani dovranno comunicare le operazioni effettuate in monete virtuali che superino i 30mila real

I contribuenti brasiliani dovranno comunicare le operazioni effettuate in monete virtuali che superino i 30mila real - Brasile e criptovalute

Il Brasile sembra intenzionato a dare spazio alle criptovalute, anche alla luce delle potenzialità già individuate da molte amministrazioni e usate per svariati servizi. Al tempo stesso, però, non nasconde il desiderio di controllare il settore per evitare eventuali abusi. A dimostrare questa attitudine è anche il recente provvedimento preso dal governo in base al quale i cittadini brasiliani che effettuano operazioni in asset digitali sono obbligati a darne comunicazione alle autorità fiscali nel caso le transazioni superino la cifra di 30mila real (circa 6.800 auro al cambio attuale) nell’arco di un mese.

Cosa prevede la nuova normativa

Entro il prossimo 30 settembre, chi ha effettuato operazioni implicanti l’utilizzo di Bitcoin o altre valute virtuali nel mese di agosto dovrà darne comunicazione mensile al Fisco. L’operazione si ripeterà di mese in mese e ha lo scopo di permettere alle autorità tributarie di monitorare in maniera costante il settore delle criptovalute all’interno del Paese sudamericano.
Ad imporre questo modus operandi è il nuovo regolamento varato dal Dipartimento delle entrate federali che è stato pubblicato lo scorso 3 maggio scorso per entrare in vigore proprio nel mese di settembre. Il valore che impone la comunicazione mensile può essere il risultato di una sola operazione oppure di più transazioni effettuate ricorrendo all’ausilio di valute che si appoggino sulla crittografia e sulla tecnologia Blockchain.

Alla ricerca di una maggiore trasparenza

Secondo gli analisti, il provvedimento va visto nell’ottica di dare una risposta in grado di non ostacolare un settore promettente e in forte espansione, ma anche di riuscire a controllarlo in maniera adeguata, in modo da impedire che le sue potenzialità possano creare problemi in termini di legalità. In linea con quanto sta accadendo in molte parti del mondo, anche il Fisco brasiliano sta cercando di assicurare una maggiore trasparenza nei confronti di un universo complesso come quello rappresentato delle criptovalute. Se è vero che secondo alcune autorevoli fonti il Bitcoin non sarebbe assolutamente l’ideale per chi intenda ripulire capitali sporchi e sarebbe stato anche soppiantato nel Dark Web come valuta ideale per transazioni sporche, gli allarmi provenienti da varie istituzioni continuano ad elevarsi con grande regolarità. Spingendo i governi ad attivarsi per ricondurre il fenomeno sotto la propria supervisione e cercare in tal modo di controllarlo.

La questione del trattamento tributario

Oltre alla necessità di impedire un uso improprio delle criptovalute, per i governi si presenta anche l’opportunità di ricavare vantaggi tributari dalle transazioni che ne vedano l’impiego. Per poterlo fare, però, è appunto necessario riuscire a monitorare con efficacia quanto avviene sui mercati. Proprio a questo serve il nuovo regolamento, cui sono tenuti a sottoporsi non solo gli operatori del settore, ma anche le persone fisiche o giuridiche residenti o domiciliate nel Paese, i soggetti domiciliati in Brasile impegnati nei servizi di intermediazione o che prevedano la custodia di asset digitali.
Naturalmente per aumentarne l’efficacia è stato predisposto anche un sistema sanzionatorio. Chi trasgredirà alle disposizioni, omettendo la comunicazione o inviando informazioni non corrispondenti alla realtà, dovrà pagare una multa pari all’1,5% del valore delle operazioni relative alle persone fisiche, che raddoppierà per quelle giuridiche.