In Cina il Bitcoin è una proprietà virtuale

In Cina il Bitcoin è una proprietà virtuale - Bitcoin legale in Cina

Molti osservatori guardano con grande interesse alla Cina, considerato uno degli snodi cruciali per il futuro delle criptovalute. Il Paese asiatico, infatti, dopo aver a lungo avversato gli asset digitali, considerati pericolosi per la tenuta del sistema finanziario globale, nel corso degli ultimi mesi sembra aver mutato il suo orientamento. In particolare, il governo di Pechino ha reagito con estrema preoccupazione all’ormai prossimo avvento di Libra, la stablecoin di Facebook che sembra sollevare non pochi timori presso le istituzioni politiche e monetarie di ogni parte del mondo. Preoccupazioni le quali sono arrivate al punto da mettere in cantiere una divisa virtuale cui sarebbe affidato il compito di andarsi a proporre alla stregua di alternativa nei confronti della cruptocurrency di Menlo Park.
Gli occhi delle autorità cinesi, però, oltre che su Libra continuano ad essere puntati sul Bitcoin, che nonostante il bando ufficiale risalente al 2017, continua ad essere molto trafficato nel Paese. Segno evidente che la moneta virtuale attribuita a Satoshi Nakamoto è riuscita comunque a trovare canali alternativi agli exchange operanti sul territorio della Repubblica Popolare.

Il parere dell’Internet Court di Hangzhou

Proprio a proposito di BTC, il 18 luglio ha visto l’Internet Court di Hangzhou dare vita ad una sentenza che non ha mancato di destare un certo stupore, proprio in considerazione dello scarso favore di cui esso gode in Cina, almeno a livello istituzionale. In pratica il Bitcoin ha ottenuto, ed è la seconda volta che accade, il riconoscimento legale, venendo equiparato ad una proprietà legale. Secondo Dovei Wan, una trader la quale è solita seguire questo genere di vicende, la sentenza è arrivata a conclusione di una vertenza tra un exchange ormai chiuso e uno dei suoi utenti, colpito dalla perdita dei propri fondi a corollario dell’evento. E’ stata la stessa Dovey Wan a mettere in rilievo la portata storica della sentenza in un tweet, affermando che essa avrebbe in pratica sancito la totale legalità di Bitcoin in Cina.

La reazione della Banca Popolare Cinese

La sentenza di Hangzhou è stata oggetto di commento anche da parte della Banca Popolare Cinese, attenta a tutto quello che riguarda Bitcoin e Altcoin sul territorio nazionale. E’ stato in particolare un esponente dell’istituzione bancaria centrale ad affermare come certamente il Bitcoin rappresenti una proprietà virtuale, ma al contempo non sia vero e proprio denaro. Una posizione abbastanza sfumata, la quale è stata comunque interpretata da molti analisti come il segnale più chiaro del fatto che, almeno in questo momento, la regina delle criptovalute sia considerata un problema notevolmente minore rispetto a quello rappresentato da Libra.
Va peraltro sottolineato come in effetti già da tempo fonti interne alla stessa Banca Popolare Cinese avessero ricordato come se BTC non possa essere trattato tra gli asset finanziari, allo stesso tempo sia da considerare a tutti gli effetti una proprietà assolutamente legale. Una posizione stavolta netta, espressa nel passato mese di maggio da Sa Xiao, membro del consiglio di amministrazione della banca centrale e del suo dipartimento legale e riportata dall’account Twitter cnLedger.