JP Morgan Chase di nuovo nell’occhio del ciclone

JP Morgan Chase è nuovamente nell’occhio del ciclone. Com’è noto, il CEO dell’istituto bancario, Jamie Dimon, è stato indicato a lungo come uno dei principali detrattori di Bitcoin (leggi la guida a Bitcoin)e altre divise virtuali. A giustificare tale nomea è stato in particolare il giudizio sprezzante con cui ha bollato a lungo la creazione attribuita a Satoshi Nakamoto, equiparandolo ad una vera e propria truffa. Un giudizio che lo ha spinto sino a dichiarare la volontà di licenziare qualsiasi trader della banca sorpreso a trafficare con BTC. Questo almeno sino a quando proprio JP Morgan Chase non è stata sorpresa ad acquistare monete digitali, giustificando la circostanza con le richieste della clientela. Un evento che ha spinto più di un analista ad accusare Dimon di pratiche tese ad alterare la quotazione del Bitcoin a vantaggio dell’istituto da lui diretto.

JP Morgan Chase avrebbe manipolato il prezzo dell’oro per anni

Le accuse che stanno ora piovendo sull’istituto bancario non dovrebbero quindi sorprendere, proprio alla luce di quanto detto sinora. In base alle notizie rivelate da Bloomberg il 16 settembre, JP Morgan Chase sarebbe al centro di un’indagine sul comportamento di almeno una dozzina di trader di metalli preziosi. In particolare, i dipendenti della compagnia avrebbero fatto volontariamente ricorso a pratiche di price-fixing dei metalli preziosi in migliaia di occasioni, a seguito delle quali sia gli investitori che i clienti dell’istituto avrebbero subito delle rilevanti perdite.
E’ stato il procuratore Brian Benczovski ad affermare che la pratica sarebbe andata avanti per non meno di otto anni e di voler ora indagare a fondo su quanto accaduto ricostruendo tutte le operazioni di questo genere in modo da inchiodare la banca alle sue responsabilità. Le sue parole, rilasciate proprio a Bloomberg, sono state giudicate dai sostenitori del Bitcoin alla stregua di una legge del contrappasso, destando notevole ironia nei confronti di Dimon.

Le reazioni alla notizia

Ad incaricarsi di assestare il colpo più forte alla reputazione di JP Morgan Chase è stato un analista di Twitter, Rhythm, al quale è bastato ricordare come proprio la banca il cui CEO accusava il Bitcoin di essere una truffa è stata a sua volta accusata di frode bancaria e manipolazione del mercato.
Una sorta di karma che ha colpito del resto nel passato anche un altro istituto bancario che si era proclamato decisamente contrario alle criptovalute, in particolare a BTC, affermando come esse presentassero caratteristiche tali da farne lo strumento ideale per le attività di riciclaggio del denaro sporco. Si tratta di Rabobank, noto istituto bancario olandese, il quale nel corso del 2018, pochi mesi dopo aver rilasciato dichiarazioni in tal senso, è stato a sua volta colto in flagrante proprio per le attività di riciclaggio del denaro, venendo sanzionato per ben 369 milioni di dollari. Tanto da spingere qualcuno ad affermare che le censure provenienti dal mondo bancario verso Bitcoin e Altcoin non siano in fondo altro che manovre tese a far fuori un potenziale concorrente nelle proprie attività, anche quelle di carattere illegale, che le stesse banche non si fanno eccessivo scrupolo ad utilizzare.