Secondo Andreas M. Antonopoulos le monete digitali non saranno regolamentate

Nei mesi passati sono stati molti i Paesi che hanno espresso la loro intenzione di dare vita ad un quadro più chiaro di regole sugli asset digitali in grado di fornire garanzie agli investitori e preservare le potenzialità del sistema.
Se Malta e San Marino si sono poste all’avanguardia in tal senso, anche altri governi hanno dichiarato di voler procedere speditamente in tal senso, partendo proprio dal nostro, ove la Consob ha concluso un lavoro introduttivo teso a stabilire norme chiare in particolare per le ICO (Initial Coin Offering), considerate da molti l’anello debole della catena e la parte più permeabile per chi abbia voglia di truffare gli investitori facendo leva sull’interesse che continua a permanere alto sulle divise digitali e la tecnologia Blockchain.

Vi sono però anche pareri che sembrano andare nella direzione contraria, come quello espresso da Andreas M. Antonopoulos, uno dei più noti esperti mondiali in tema di Bitcoin, criptovalute e tecnologia blockchain.

Chi è Andreas M. Antonopoulos

Per capire l’importanza delle sue dichiarazioni occorre prima ricordare che Andreas M. Antonopoulos è una delle figure più ascoltate del settore, a livello globale. Nato a Londra e cresciuto ad Atene, non si limita ad un esame della tecnologia come strumento di semplice investimento, ma cerca di delineare anche le conseguenze che essa può avere in termini politici, culturali ed educativi. Dopo essersi laureato in Scienze informatiche, Trasmissione dati e Sistemi distribuiti presso lo University College di Londra, ha poi partecipato alla fondazione di una società di ricerca tecnologica a New York, da lui stesso gestita, oltre a fungere da consulente per molti dirigenti di azienda che fanno parte della Fortune 500 in settori come la security, il networking, e il cloud computing.
Nel 2014 è poi stato in pratica il primo docente di secondo livello in Valuta Digitale, incarico che gli è stato affidato dall’Università di Nicosia, nello stesso anno in cui ha pubblicato Mastering Bitcoin, un testo considerato rivoluzionario e ancora oggi ritenuto la migliore guida scritta sulla tecnologia, tanto da essere tradotto in spagnolo, greco, cinese, giapponese, ungherese e in altre lingue. Una pubblicazione cui hanno fatto seguito molte altre le quali hanno consolidato la sua fama insieme alla nomina in qualità di membro della Commissione di controllo per il tasso di riferimento del Bitcoin presso il Chicago Mercantile Exchange.

Cosa ha detto Antonopoulos?

Le dichiarazioni di Antonopoulos sono state pronunciate nel corso del Crypto Compare Summit, evento che si è svolto a Londra il 12 giugno in cui è comparso come relatore principale, inaugurando l’evento con un keynote durato circa mezzora.
La parte più interessante è stata proprio quella in cui ha dichiarato che le criptovalute non saranno oggetto di regolamentazione.

A motivare il suo convincimento è in particolare la considerazione che essendo regolate da algoritmi e dalla matematica, le monete digitali sono in grado non soltanto di garantire a miliardi di persone la detenzione di un conto bancario con cui gestire le proprie finanze, ma anche di rendere più democratica la gestione della funzione bancaria.

Una legislazione che provasse a ingabbiarle andrebbe alla fine a danneggiare miliardi di persone che attualmente non hanno la possibilità di interagire con il mondo delle banche.
Va anche sottolineato come nel corso di un’intervista successiva all’evento, Antonopoulos ha poi affrontato una lunga serie di tematiche collegate, a partire da stablecoin, exchange decentralizzati, possibilità di utilizzare il Bitcoin non come riserva di valore, ma come metodo di pagamento e i problemi di scalabilità di Ethereum.

Perché sono interessanti le sue dichiarazioni?

La parte che ha colpito maggiormente, però, è proprio quella relativa alla funzione delle divise digitali in termini di possibile democratizzazione di un sistema bancario che attualmente è visto come una sorta di nemico da miliardi di persone e che sta assumendo una funzione sempre più invasiva, anche nei confronti di una politica la quale sembra più attenta alle esigenze delle banche che non a quelle degli esseri umani.

Le sue dichiarazioni oltre a ribadire la speranza che proprio gli asset digitali possano limitare lo strapotere delle istituzioni bancarie e finanziarie, sembrano andare in una direzione esattamente contraria a quella intrapresa da molti Paesi, ove si parla sempre più apertamente di controllo sul settore e sulla tecnologia su cui si appoggia, la Blockchain.

Tanto da far nascere più di un sospetto sui reali intenti di questa politica spingendo alcuni analisti ad adombrare l’ipotesi che il vero scopo delle nuove regole non sarebbe la tutela degli investitori, quanto la necessità di impedire che le criptovalute possano soppiantare le divise tradizionali in un futuro più o meno prossimo, sottraendosi peraltro al controllo delle istituzioni centrali.